Sono iniziati gli interrogatori di garanzia delle undici persone arrestate nell’operazione antimafia “Ermes 2” del 20 dicembre scorso. Davanti al gip Gabriella Natale sono comparsi: Epifanio Agate, i fratelli Carlo Antonio e Giuseppe Loretta, e Angelo Castelli. Alla presenza dei loro legali e del pm della Dda Gianluca De Leo, in due, su quattro, hanno deciso di non avvalersi della facoltà di non rispondere. Hanno, infatti, risposto alle domande Agate e uno dei fratelli Loretta. Avrebbero cercato di “chiarire” la loro posizione e respingere le accuse. Ad Epifanio Agate si contesta, in particolare, l’attribuzione fittizia di beni (quote delle società mazaresi “My Land” e “Fishmar”) ad altre persone, nonché il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. L'operazione "Ermes 2" è strettamente collegata all'operazione che lo scorso anno aveva portato in carcere altre undici persone ritenute vicini al boss Matteo Messina Denaro e con a capo Vito Gongola, "u zu Vitu Coffa", 77 anni capo della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo e custode della comunicazione diretta con il superlatitante di Castelvetrano. I fratelli Loretta, Carlo e Giuseppe, in rappresentanza della famiglia di Mazara del Vallo si erano aggiudicati parte dei lavori del parco eolico. Erano riusciti anche a gestire per qualche mese un subappalto per i lavori che la Cms di Ravenna stava facendo all’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo, subappalto poi revocato grazie ad una interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura. Ma questa ultima operazione vede il coinvolgimento, come dicevamo, anche di un rampollo di mafia, Epifanio Agate, figlio di Mariano, tra i fedelissimi di Riina e Provenzano. Agate gestiva due società impegnate nel commercio di pesce. Assieme a loro e ad Angelo Castelli, finiti in carcere, altre sette persone sono state destinatarie di ordinanze restrittive e tre aziende sequestrate. Quadro che conferma, secondo gli inquirenti, la presenza della mafia nella realizzazione del nuovo parco eolico e in parte dei lavori di ristrutturazione dell’ospedale "Abele Ajello" di Mazara del Vallo. Con "Ermes 2", la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza è stata applicata ad Andrea Alessandrino, di Mazara del Vallo, al giornalista Filippo Siragusa di Castelvetrano, a Paola Bonomo di Mazara del Vallo, Rachele Francaviglia di Palermo, Francesco Mangiaracina di Mazara, Nataliya Ostashko nata in Russia, Nicolò Passalacqua di Mazara. A finire sotto sequestro preventivo sono state: la Mestra srl; la società cooperativa Media Ambiente e la My Land srl, tutte con sede a Mazara del Vallo. Secondo gli inquirenti, il sodalizio ritenuto ai vertici della famiglia mafiosa di Mazara aveva deciso nel 2010 di far nascere la Mestra, società per lo smaltimento rifiuti speciali, in particolare di amianto. L'accordo venne siglato tra Giovanni Filardo e Vito Gondola per spartirsi i lavori per la costruzione di un nuovo parco eolico. Dopo l'arresto di Filardo entrano in scena i fratelli Loretta. Ma a destare particolare scalpore in questa nuova operazione antimafia è il coinvolgimento del giornalista Filippo Siragusa che, secondo gli inquirenti procacciava clienti già da prima per la Mestra e sapeva benissimo con chi avesse a che fare. Sapeva che il pacchetto clienti della Mestra era lo stesso della Media Ambiente, che era una società paravento. Si occupava anche di nuovi appalti e per un periodo è stato amministratore della Mestra”. Siragusa, giornalista del Giornale di Sicilia, un giorno ricevette le lamentele della famiglia Loretta – che era coinvolta nel giro di pizzini scoperti in Ermes 1 – per l'ampio spazio che la stampa dedicò all'operazione antimafia. Nel colloquio telefonico intercettato, Siragusa spiega che “sta nel gioco delle parti, i giornalisti gonfiano le cose”.