Rosario Crocetta non ci sta. Il governatore della Sicilia non vuole essere rottamato e pertanto punta con decisione a ricandidarsi alle prossime elezioni regionali di Ottobre per succedere a se stesso. Nonostante una popolarità in picchiata, parecchi errori e quasi un intero partito contro, il Pd, Rosario Crocetta vuole dire la sua. Non è un caso che qualche giorno fa ha acquistato pagine pubblicitarie sui quotidiani per pubblicizzare i presunti meriti del suo governo, recuperando il vecchio simbolo del suo movimento, "Il megafono", che fu utilizzato alle Regionali, servì alle politiche per fare rieleggere Beppe Lumia al Senato, aggirando i divieti imposti dal Pd, e poi è stato messo in soffitta. Crocetta ha anche tenuto il primo di una serie di incontri che terrà in giro per la Sicilia per raccontare quello che ha fatto. Ma Crocetta deve anche fronteggiare dossier scottanti, situazioni che in quattro anni non è ancora riuscito a risolvere, nonostate le premesse di fare la rivoluzione in Sicilia: i precari, per parlare del tema più attuale, i rifiuti, una vera e propria vergogna, l'incapacità della Sicilia di utilizzare bene i fondi europei, i rapporti sempre poco chiari con Confindustria Sicilia.
Il fatto è che però il Pd non lo vuole. L'unico ad essere con Crocetta è Beppe Lumia, che tutti ritengono una sorta di governatore ombra. Ma Crocetta ha dal suo punto di vista un grande vantaggio: il Pd non lo vuole, ma il Pd siciliano stesso non sa che pesci prendere. Quindi, al momento, non ci sono reali alternative a Crocetta. Una poteva essere Davide Faraone, ma oltre a non aver mai convinto del tutto, Faraone, colonnello di Renzi in Sicilia, paga il naufragio del Si al referendum costituzionale di Dicembre, segno di quanto poco riesca a penetrare il Pd nell'opinione pubblica dei siciliani. Faraone si crede Renzi, ha scimmiottato pure la Leopolda (che infatti tutti chiamano la "Faraona), ma lui Renzi non è, per carisma e capacità di bucare il video (la preparazione, quella, neanche Renzi ce l'ha...). E' per questo che Faraoane vorrebbe dal governo Gentiloni essere nominato sottosegretario in un dicastero con delega di peso, ad esempio per le Infrastrutture, le Grandi Opere, lo Sviluppo Economico. Sarebbe più visibile, potrebbe fare inaugurazioni qua e là in Sicilia (la fantasia non manca, in questo campo...) e uscire dal pantano della scuola, dove ha dovuto fronteggiare da solo tutte le polemiche relative alla riforma.
Faraone chiede le primarie, e vorrebbe confrontarsi con Crocetta proprio su questo terreno. Osservano un passo indietro, pronti a dire la loro, Antonello Cracolici, che da quando è Assessore all'Agricoltura lavora sottotraccia per costruire la sua candidatura, ed Enzo Bianco, il Sindaco di Catania ed ex Ministro dell'Interno che potrebbe essere la carta istituzionale del Pd in caso di marasma generale. E gli alleati? Non stanno certo a guardare. Da più parti si chiede al Pd di fare un passo indietro sulla scelta del candidato presidente e di lasciare scegliere agli alleati. Il nome che si fa più di tutti, in questo caso, è quello di Nino Caleca, penalista, già assessore all'agricoltura. E poi c'è sempre il sogno della grande ammucchiata: un progetto ampio, che mette dentro non solo il Pd, ma anche Crocetta e il centrodestra che ci sta, per votare un candidato super partes, istituzionale, che algebricamente riesca a frenare l'avanzata dei grillini - che tutti danno per vincitori - e in questo senso il nome del candidato ideale è Angelino Alfano. Si prenderebbero due piccioni con una fava: perchè da un lato Alfano sarebbe il candidato della "Grossa Coalizione", compreso un pezzo di Forza Italia, e finalmente lascerebbe Roma, dove, tra gli imbarazzi generali, occupa da anni ministeri chiave (roba che neanche Andreotti) pur avendo un partito con misere percentuali. E infatti chi glielo fa fare ad Alfano di lasciare la Farnesina, dove per ora è alloggiato come Ministro degli Esteri (che non sa parlare in inglese...)? Proprio Alfano è il primo a dire no a questa ipotesi. Ma se ci dovesse essere una crisi di governo, e magari le elezioni politiche coincidere con quelle regionali, chissà, tutto viene rimesso in gioco...