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17/01/2017 13:35:00

"Non c'entra nulla". L'associazione Antiracket di Marsala esclusa da processo a Palermo

 L'Associazione Antiracket Paolo Borsellino Onlus di Marsala torna a far parlare di sé per le sue strane attività di costituzione di parte civile nei processi di mafia sparsi in tutta Italia.
Ieri l'associazione si è presentata di nuovo in tribunale ma sono stati tagliati fuori dal processo in cui volevano costituirsi, per l'ennesima volta, parte civile. Il processo si svolge a Palermo, ed è quello sull'omicidio di Mirko Sciacchitano, un ragazzo massacrato per le strade di Santa Maria del Gesù, a Palermo. Un delitto che sarebbe stato organizzato e commesso dai boss del mandamento mafioso palermitano.
Questa volta però c'è stata addirittura la richiesta del pubblico ministero Sergio Demontis di escludere l'associazione Antiracket di Marsala dal processo. E il presidente della Corte d'Assise di Palermo, Alfredo Montalto, ha estromesso l'associazione perchè non ha alcun titolo o interesse, neppure geografico, a costituirsi parte civile. In sostanza non c'entra nulla. Alla richiesta del Pm inoltre si sono associati anche i legali delle difese, che già in udienza preliminare avevano sollevato dubbi sulla costituzione di parte civile.
L'associazione Antiracket di Marsala è presieduta da Antonino Chirco, ma il "dominus" è l'avvocato Peppe Gandolfo, colui che è anche il legale dell'associazione e gestisce le procedure di costituzione di parte civile.
L'associazione negli ultimi mesi è stata diffidata da Manfredi Borsellino, figlio del magistrato ucciso nella strage di via D'Amelio, dall'usare il nome del padre. “Diffido pubblicamente i suoi promotori e fondatori, persone peraltro a me e alle mie sorelle sconosciute, dal continuare a utilizzare indebitamente il nome di nostro padre. Non abbiamo mai dato alcuna liberatoria". Erano state le parole del dirigente del commissariato di Polizia di Cefalù. Manfredi Borsellino aveva definito l'associazione “particolarmente impegnata sul fronte delle costituzioni di parte civile nei processi contro la criminalità organizzata”. Parole che sintetizzavano il nocciolo dell'attività dell'associazione, quello di costituirsi parte civile nei processi di mafia, sparsi in tutta Italia, senza svolgere una concreta attività sul territorio. Non è la prima volta che l'associazione di Peppe Gandolfo e soci è stata estromessa da un processo di mafia, è successo con il procedimento Cemento del Golfo, ad esempio. L'impressione è che i tribunali stanno cominciando a capire che c'è qualcosa che non va nelle associazioni sedicenti antimafia e nelle costituzioni di parte civile.