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19/01/2017 06:07:00

L'ex Vescovo di Mazara e l'eredità milionaria del medico: "Eravamo amanti"

C'è anche la storia dell'ex Vescovo di Mazara del Vallo, Calogero La Piana, salesiano, nel nuovo libro di Emiliano Fittipaldi sugli scandali a sfondo sessuale in Vaticano. La Piana dopo Mazara del Vallo divenne arcivescovo a Messina. Le sue dimissioni, poi, tennero banco per alcune settimane, tra voci di “buchi milionari in Curia”, misteriosi dossier ed un’eredità legata ad un doppio testamento. Poi venne nominato l’amministratore della Curia monsignor Raspanti e ritornò il silenzio. La Piana aveva presentato lettera di dimissioni a Papa Francesco nell’aprile 2015 ma solo a settembre furono accettate. Ecco cosa è successo secondo il racconto di Fittipaldi:

A Messina c’è un’altra storia che il Vaticano ha preferito coprire con una coltre di silenzio. Riguarda un pezzo da novanta della curia siciliana, il vescovo emerito di Messina Calogero La Piana. Un potente salesiano nominato nel 2006 da Benedetto XVI metropolita della città. Per nove anni La Piana indossa la mozzetta con rigore inflessibile, respingendo con fermezza le accuse di chi lo considerava troppo vicino al sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea (l’ex seminarista Salvatore Bucolo), e soprattutto rimuovendo e trasferendo arcipreti (come don Salvatore Sinitò e don Maurizio Colbacchini) accusati da voci maligne di aver infranto il sesto comandamento con ragazze e parrocchiane tramutatesi in amanti.

Alti prelati del Vaticano, italiani e stranieri. Molto vicini a papa Francesco. Che per anni hanno insabbiato le violenze sessuali sui minori da parte degli orchi con la tonaca. Lo rivela "Lussuria", il nuovo libro del giornalista processato dalla Santa Sede per Vatileaks. Che fa luce su responsabilità, silenzi e omertà

Nel pieno delle funzioni di governo, improvvisamente, il 24 settembre del 2015 Calogero detto “Lillo” annuncia ai fedeli sgomenti di aver dato nelle mani di Francesco rinuncia irrevocabile al mandato pastorale della diocesi. Motivo ufficiale delle dimissioni, spiega la sala stampa vaticana, le difficili condizioni di salute del monsignore. Nient’altro. «Questa Chiesa è stata distrutta, così come la mia famiglia e chi mi sta vicino. Ho servito la città come ho potuto ma non la lascio bene», attaccò durante una conferenza stampa due giorni dopo aver dato la ferale notizia.

In realtà, le dimissioni - più che alla salute - sono dovute all’incredibile vicenda, iniziata qualche anno prima, che ruota attorno all’eredità del dottor B. Un uomo mai sposato e senza figli, da sempre devoto alla Madonna e alle gerarchie ecclesiastiche della città che, essendosi ammalato gravemente, scrive un testamento olografo davanti al notaio. Dopo aver deciso di regalare uno dei suoi appartamenti a una lontana parente e una cospicua somma di denaro divisa tra parenti di secondo e terzo grado, nomina erede universale del suo considerevole patrimonio un suo carissimo amico. Un grande appartamento «con tutto il suo contenuto», «due posti auto», «presepi antichi, quadri di carattere religioso, orologi antichi, icone e statue della Madonna... L’erede universale dovrà poi vendere i gioielli, gli avori, l’argenteria, gli investimenti bancari, titoli, azioni, conti correnti e quant’altro depositato negli istituti bancari e il ricavato per desiderio di mia madre dovrà essere diviso tra Medici senza Frontiere, Casa generale delle suore missionarie di Calcutta e i missionari carmelitani».

In questo testamento compare come beneficiario anche il vescovo La Piana, a cui il dottor B. decide di donare, come si legge, solo «un crocifisso in argento e corallo». Un anno dopo, però, l’uomo - ormai allo stremo delle forze - decide di tornare davanti al notaio. Per rifare il testamento pubblico. Chiama due testimoni, davanti ai quali scrive di revocare «l’istituzione d’erede universale contenuta nel testamento olografo, e la nomina del medesimo e del di lui padre a esecutore testamentario. Istituisco erede universale monsignor Calogero La Piana, il quale sarà tenuto ad adempiere tutti gli oneri da me indicati nel più volte citato testamento olografo». La Piana prende il posto del prediletto amico anche come esecutore testamentario. Il lascito è milionario, e diventerà esecutivo qualche settimana più tardi, quando il dottore muore.

La donazione non è fatta a La Piana in quanto vescovo o capo di una diocesi, ma è indirizzata direttamente alla persona fisica: di fatto, è “Lillo” a ricevere l’appartamento e tutto quello che c’è dentro, ed è sempre lui a dover vendere e gestire i beni, gioielli e obbligazioni comprese, da lasciare in beneficenza.

Nessuno a Messina sa che La Piana è diventato ricco. Per più di due anni del testamento nessuno, in curia, sa nulla. E solo tra la fine 2015 e l’inizio del 2016 (quando il vescovo emerito, ormai dimissionario, è stato spedito in una parrocchia di Roma e papa Francesco ha mandato nella città dello Stretto un amministratore apostolico, il vescovo Antonio Raspanti) i soldi dell’eredità vengono bonificati alle fondazioni benefiche, come conferma l’ufficio stampa di Medici senza Frontiere.

Ora, non sappiamo se La Piana abbia, come raccontano i malpensanti, voluto tenere per sé casa e gioielli, o se invece i due anni e mezzo siano serviti al monsignore a risolvere questioni burocratiche prima di dare esecuzione alle ultime volontà del suo caro devoto.

Sappiamo, però, che la curia di Messina ed esponenti della Congregazione dei vescovi sono venuti a conoscenza delle motivazioni per cui il nostro signor Rossi decise di cambiare all’improvviso il suo testamento. C’è un biglietto scritto di proprio pugno dal “testatore”, pochi giorni dopo l’ultimo appuntamento avuto dal notaio, che qualcuno ha deciso di rendere pubblico, quantomeno in Vaticano: «Con questa lettera voglio comunicare che ho avuto con monsignor Calogero La Piana un rapporto bellissimo di rapporti omosessuali che ho tenuto segreto per molti anni, ma penso che ora sia il caso di manifestarli, dato il caso particolare del momento in cui ci troviamo, che potrebbe farli cadere nell’oblio. Questa lettera esporla e farla conoscere in caso di necessità per non far cadere tutto nell’oblio. Gli incontri avvenivano dopo le 22 o le 22 e 30 nel mio studio e spesso è stato incontrato dai miei vicini, dopo le 22, o le 22 e 30».

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In riferimento all’articolo “Quell’eredità con finale a sorpresa”, apparso sul settimanale L’Espresso di domenica 15 gennaio, il clero dell’arcidiocesi di Messina-Lipari-S. Lucia del Mela e l’arcivescovo Giovanni Accolla esprimono il loro “dissenso in quanto ritengono che lo stesso sia tendenzioso e non rispettoso della dignità del ministero pastorale” svolto da monsignor Calogero La Piana durante i nove anni di episcopato a Messina. Pertanto, “forti del significato edificante della carità e della comunione ecclesiale, esprimono totale solidarietà nei confronti dell’arcivescovo emerito, affermando che la verità è ben diversa da quanto riportato dal giornalista Emiliano Fittipaldi: difatti, l’eredità ricevuta ad personam è stata devoluta per intero, con atto pubblico, a favore dell’arcidiocesi di Messina-Lipari-S. Lucia del Mela”. Inoltre, si legge nella nota, “non potendo escludere l’esistenza del biglietto riportato nell’articolo sopra citato in cui viene denigrata la moralità di S. E. Mons. La Piana, si rappresenta la totale diffidenza circa l’autenticità della fonte”: “Suscita notevole dubbio, infatti, che il testatore abbia potuto scegliere come destinatario della sua eredità un soggetto che avrebbe subito dopo denigrato”. Mons. Accolla, pertanto, fa “appello a tutta la Comunità ecclesiale di Messina-Lipari-S. Lucia del Mela ad essere solidale nei confronti di un Pastore che, nel suo ministero, è stato esemplare per zelo e dedizione, dissociandosi con forza da quanti ancora tentano percorsi destabilizzanti e umilianti per tutta la Chiesa”.