Dal 20 luglio 1969, storica data del primo allunaggio, l’universo è diventato più vicino. L’accessibilità del cosmo, però, non ha attenuato il meraviglioso timore dell’infinito che ognuno di noi prova sporgendosi idealmente dall’atmosfera. Tutt’altro. Alberga in noi, rinnovato e insaziabile, il mistero della Natura che ci lega ad uno spazio così tanto vasto da farci pensare di essere niente di fronte ad esso.
Niente o quasi niente?
Questa settimana ci aiuta a rispondere Davide Rondoni, noto poeta italiano e fondatore del Centro di Poesia Contemporanea di Bologna, con un testo tratto dalla sua ultima silloge La natura del bastardo (Mondadori, 2016).
Il poeta Rondoni, recuperando una lezione contenuta nello Zibaldone di Giacomo Leopardi, ritrova il senso della grandezza, della resistenza dell’uomo che - di fronte alla pluralità dei mondi di cui è solo infinitesima parte di un globo - ha consapevolezza della sua piccolezza.
Consapevolezza che si traduce in quel quasi: una necessaria presa di coscienza per non annullarsi, per porsi in perfetto connubio col mistero della Natura.
quasi non è
niente
è quasi –
hai occhi belli e tremendi –
la mia vita lupo cerca chi posa la fronte
contro le vetrate del buio
ehi miss quasi niente
vuoi essere tu stanotte il talismano color oceano
verde
buia gradazione della differenza
natura dove matematica si perde
i nei disposti
chissà come sulla tua schiena,
hai lo sguardo che dice quasi, dice resta?
Poso le labbra millenarie sul polso
dov’è foglia la vita
di che albero sei?