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18/02/2017 07:58:00

Castelvetrano, ritornano gli avvelenamenti dei randagi. Le immagini

 Un avvelenamento avvenuto nello stesso giorno, ma in due zone della città molto distanti tra loro. Ieri mattina, due cani randagi sono stati trovati morti nell’“Area attrezzata” in zona SS. Trinità, invece un terzo è stato segnalato nei pressi del viale Roma mentre agitava le zampe sotto l’effetto distruttivo del veleno. L’intervento è stato tempestivo, grazie anche ad una volontaria dell’Enpa di Castelvetrano, che ha caricato l’animale nel furgone del canile, sopperendo ad una momentanea carenza di personale del Comune. Mentre scriviamo non sappiamo se si salverà, ma le cure del caso sono state assicurate e continueranno anche nel fine settimana, sempre grazie ai volontari che potranno accedere alla struttura comunale di via Errante Vecchia.

Erano cani conosciuti a coloro che li accudivano, frequentando il verde della zona SS. Trinità. Giotto e Berto, così si chiamavano. Ecco, come spesso accade, loro un nome ce l’avevano. E’ chi li avvelena che invece rimane anonimo.
Anche se in questo caso, ci sarebbe forse la possibilità di beccare il tizio che ha avvelenato il cane vicino il viale Roma. Il punto in cui l’animale è stato trovato non è infatti molto distante da un distributore di benzina, il cui sistema di sorveglianza potrebbe fornire degli elementi davvero utili.

Pare anche che il giorno prima, mentre una signora stava sfamando il cane, dissetandolo con l’acqua di una fontanella, un tizio abbia asportato la leva del rubinetto allontanandosi subito dopo in auto.
L’Enpa sporgerà denuncia contro ignoti, anche nella speranza che dalle telecamere del distributore si possa capire qualcosa.
Intanto cresce la paura e il ricordo di quel gennaio 2013 in cui avvelenarono 6 cani in sei giorni, come se qualcuno avesse voluto fare piazza pulita dei randagi, uccidendoli tutti, con un copione tristemente noto: bava alla bocca, blocco respiratorio e atroci sofferenze che culminano nell’arresto cardiaco.
E non ci sono solo gli avvelenamenti, perché nel corso degli ultimi anni la città ha visto anche cani impiccati agli alberi e perfino cuccioli bruciati vivi. Oltre a quelli uccisi a colpi di fucile: uno nel 2012 e tre nel 2015.

Intanto gli animali che ieri non ce l’hanno fatta verranno inviati all’Istituto zoo profilattico di Palermo per identificare il tipo di veleno ingerito. Il Comune invece dovrebbe provvedere al più presto, così come prevede la legge, alla bonifica dei luoghi in cui solo stati rinvenuti i cani, per evitare che altri randagi, o cani di proprietà, possano fare la stessa fine.

Egidio Morici