"Riscossione Sicilia negli ultimi 10 anni non ha riscosso 52 miliardi di euro". Parola di Antonio Fiumefreddo, amministratore unico di Riscossione Sicilia, società esattrice dei tributi locali nell’isola, che ha riferito della situazione in Commissione parlamentare Antimafia.
"Ho trovato una società con dati devastanti", ha spiegato Fiumefreddo, "Al 2015 Riscossione siciliana, che dovrebbe incassare 5 miliardi e 700 milioni l’anno, ne incassava 480 milioni ovvero l’8% di quanto avrebbe dovuto riscuotere. Percentuale che diventa ancora più scandalosa man mano che si sale di reddito: per chi dichiarava più di mezzo milione di euro, la riscossione era ferma al 3,66%, con un vulnus incredibile rispetto anche al resto del Paese".
Dei 52 miliardi non riscossi, solo 22 possono essere recuperati perché ancora non prescritti. "Quando è stato fatto uno studio sui grandi evasori è stato appurato che le categorie interessate erano dedite a ortofrutta, onoranze funebre, appalti, carni".
A Trapani la Riscossione da più di 15 anni non riesce a nominare un responsabile: "All’ultimo hanno puntato la pistola e lasciò l’incarico In quella provincia abbiamo la più alta percentuali di tunisini e marocchini a partita Iva. Abbiamo proceduto con le azioni esecutive, ponendo sotto sequestro autovetture e persino un aereo da 12 milioni di euro intestato a una prestanome".
"Ci siamo imbattuti in resistenze fortissime", ha denunciato Fiumefreddo in Antimafia, "I maggiori debitori sono i Comuni, in testa Catania con 19 milioni, poi Messina, Siracusa e ultima Palermo. Abbiamo chiesto di avere risposte ma non ne sono arrivate. Alcuni nomi sono in testa alle evasioni ma nessuno li ha mai cercati. Una situazione di sostanziale impunità".
Al momento del suo insediamento, nel febbraio 2015, la società aveva 887 consulenze su 700 dipendenti, assunti al 75% per chiamata diretta. "Abbiamo un problema serio anche con chi effettua le notifiche", ha detto l’amministratore unico di Riscossione Sicilia, "Incontriamo difficoltà enormi nella fase del recupero e della notifica che viene malamente gestita da chi se ne occupa, che subisce la presenza di forze criminali sul territorio. A Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) è quasi impossibile notificare e lo è anche a Gela, dove non sono corretti neppure gli indirizzi. Quando passiamo dallo studio alla presenza sul territorio incontriamo presidi mafiosi in cui non si entra nè si notifica. C’è una realtà interna alla Sicilia veramente impensabile: abbiamo chiesto ai titolari delle piattaforme di estrazione di mostrarci se avessero versato le tasse. In Sicilia nessuno aveva mai chiesto loro di pagare. Quando abbiamo chiesto l’elenco delle piattaforme ci è stato risposto che non c’è. Dall’indomani non hanno consentito ai nostri ufficiali esattoriali di entrare nelle piattaforme petrolifere",
«Abbiamo segnalato alla Regione che in Sicilia gli appalti pubblici, qualunque sia la stazione appaltante, si tengono con autocertificazioni relative alla cosiddetta regolarità fiscale. L'Anac ha precisato che l’aggiudicazione provvisoria va sospesa fintanto che l’aggiudicatario non si mette in regola col fisco. In Sicilia non è mai pervenuta una sola istanza all’esattoria di regolarizzazione fiscale, sono tutte autocertificazioni. Abbiamo preso un campione: sono tutte false», ha detto l’amministratore unico, al quale Ance ha replicato, «non è vero: ogni stazione appaltante prima di pagare le fatture emesse dalle imprese, dopo l'esecuzione dei lavori o per stati d’avanzamento, chiede l'attestato di regolarità fiscale a Equitalia, come avviene per legge nelle altre parti d’Italia». "Antonio Fiumefreddo sta facendo un gran lavoro, l'ho nominato proprio per fare queste inchieste". Così il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, commenta la denuncia fatta dal presidente di Riscossione Sicilia, l'avvocato Antonio Fiumefreddo, in commissione Antimafia sulla presunta irregolarità di tutti gli appalti in Sicilia.
Tra gli altri episodi, Fiumefreddo ha riferito all'Antimafia che quando ha chiesto di centralizzare l'ufficio grandi evasori, ha messo come responsabile dell'ufficio un dirigente di 50 anni, Mario Capitani, "che si è suicidato sul posto di lavoro dopo avermi mandato messaggi in cui diceva di aver scoperto cose molte gravi".