Il 1° aprile partirà la stagione balneare 2017 e la Regione ha già stilato un elenco dei tratti di costa siciliani in cui vigerà il divieto di balneazione.
Trapani fa registrare tre tratti di interdetti alla balneazione per inquinamento un totale di 1,650 chilometri .I tratti vietati sono la foce del Torrente Canalotto nel Comune di Alcamo, la foce del torrente Linciasella nel Villaggio Annamaria a Valderice, Cala Dogana a Levanzo, nell'arcipelago delle Egadi. Poi, ovviamente, è vietata la balneazione nella zona dei porti: Marsala, Trapani, Mazara del Vallo, San Vito Lo Capo, Castellammare. E ci sono anche dei divieti dovuti a motivi di sicurezza: il "golfetto" a Pizzolungo, ad Erice, un pezzo di Cala Rossa e di Punta Marsala a Favignana, la Grotta del Cammello e lo Scalo Vecchio a Marettimo, la Tonnara di Scopello, a Castellammare del Golfo, e alcuni tratti di Tre Fontane, a Campobello di Mazara. Ancora, poi, ci sono i tratti interdetti perché corrispondono con gli impianti di depurazione. Comunque, ad ogni modo, potete leggere la lista completa cliccando qui.
In tutta la Sicilia, dei 1639 chilometri di litorale, 45 risultano interdetti ai bagnanti per inquinamento. È quanto si evince dalle schede redatte dal Dasoe (Dipartimento Attività Sanitarie ed Osservatorio Epidemiologico).A partire dal 20 marzo l'assessorato regionale alla Salute effettuerà dei prelievi di pre-campionamento delle acque marine. Le analisi proseguiranno fino al 31 ottobre, giorno in cui finirà la stagione balneare 2017. I dati raccolti verranno poi catalogati dal ministero della Salute che ha recentemente attivato il sito Portaleacque con cui è possibile monitorare la qualità dei mari italiani.
Circa il resto della Sicilia, la maglia nera va al territorio palermitano che conta il maggior numero di coste off-limit per turisti e residenti: 24 zone per una lunghezza complessiva di 22,410 chilometri. Di questi, 8,260 ricadono all'interno del capoluogo. Il tratto più lungo corre parallelo alla via Messina Marine, da porto Sant'Erasmo a porto Bandita. In provincia, la situazione più critica si registra a Carini con cinque chilometri di litorale interdetto alla balneazione tra via lungomare Cristoforo Colombo e la foce del torrente Ciachea. Non va a meglio alla provincia di Messina con ben undici tratti di costa inquinati per un totale di 10,645 chilometri. È la città peloritana a far registrare i dati più allarmanti con sette chilometri di litorale non adatti alla balneazione. Non è possibile tuffarsi nelle acque dello Stretto dalla foce del torrente Portalegni, nei pressi della stazione centrale, a quella del torrente Larderia, posto nella periferia sud. Ampie spiagge il cui accesso è comunque sbarrato dalla ferrovia o da manufatti spesso abusivi. Una vera e propria occasione di sviluppo mancata per una città che da decenni sembra voler negare a tutti i costi il proprio rapporto con il mare. Solo poco più di quattro chilometri di costa inquinata per le province di Agrigento e Siracusa, mentre il territorio nisseno vede il litorale di Gela a rischio per 1,460 chilometri. In proporzione alla vastità del territorio, è Ragusa a risultare la provincia che può vantare le acque meno contaminate. Vietate ai bagnanti sole le zone adiacenti alle foci dei torrenti Ippari e Dirillo per un totale di 550 metri. Per la provincia di Catania, il Dasoe non riporta tratti di costa interdetti alla balneazione per inquinamento, ma elenca aree portuali o fortemente urbanizzate tra Acireale ed il capoluogo etneo.
La Regione, inoltre, riconosce cinque Parchi o Riserve naturali marittime il cui accesso è vietato ai bagnanti per un totale di 8,858 chilometri. Si tratta della riserva di Ustica (Pa), dell'oasi del Simeto (Ct), della foresta del fiume Irminio (Rg) e di Canalone e Scoglio dell'Elefante (Sr).