Un anno dopo ci ripensa e chiede scusa. Catello Maresca, pm antimafia di Napoli ha scritto una pubblica lettera di scuse a Libera e Don Luigi Ciotti dopo le pesanti accuse di un anno fa. "Caro don Luigi, e cari amici di Libera, sì cari amici, perché per me siete e sarete sempre amici...". Le dichiarazioni contro il ruolo o le attività intraprese da Libera furono riportate da Panorama nell'ambito di una lunga intervista a Maresca, nel gennaio 2016. E ribadite il giorno dopo sul Mattino dallo stesso Maresca. Che adesso dice che è il giornalista che non ha capito, e che è stato frainteso...
"Solo chi è legato al mondo di Libera offre le garanzie di affidabilità necessarie per gestire i beni confiscati" e, quindi, "viene naturale che anche soggetti - per così dire - poco interessati alla causa volontaristica antimafia, cerchino di avvicinarsi a Libera al solo scopo di trarne vantaggi personali ed utili propri", scrive ora Maresca, il pm che ha arrestato il super boss del clan dei Casalesi Michele Zagaria, dopo una latitanza che durava da tre lustri. Ed ancora: "Il mio unico scopo era e resta quello di dire: 'Stiamo attenti, molto attenti, a non farci - tutti - strumentalizzare'".
Quell'intervista, in edizione cartacea e sul sito online, uscì con un titolo shock: A volte l'antimafia sembra mafia.
Maresca ora spiega, nella sua lettera indirizzata a don Ciotti e alle "persone forti consapevoli e capaci di lottare per questi valori", come i "volontari e le volontarie di Libera" che nel solco di quelle sue gravi parole "sono stati delegittimati", nonostante "siano impegnati in territori difficili e autenticamente votati ad intervenire e a combattere contro le mafie".
Soddisfazione viene espressa da don Luigi Ciotti: "La lettera che ci scrive Catello Maresca è per Libera un gesto importante. L'intervista che il dottor Maresca aveva rilasciato a Panorama nel gennaio del 2016, è stata per tutti noi motivo di sofferenza. Non solo per i giudizi ingiusti e non veri che conteneva, ma perché quei giudizi sono stati in seguito ripresi, amplificati, strumentalizzati da chi mira a screditare il nostro nome e la nostra storia. Beninteso, Libera ha sempre accettato e sempre accetterà critiche. Ma si riserverà anche sempre il diritto di distinguere le critiche serie e documentate - dalle quali possiamo soltanto imparare - dalle accuse generiche o, peggio, dalle diffamazioni e dalle manipolazioni della verità".
Ed ancora: "Catello Maresca scrive che alcune sue affermazioni sono frutto di 'una libera interpretazione del giornalista', quindi 'strumentalizzate e utilizzate in una ingiusta e scorretta campagna di delegittimazione di Libera'. È un gesto che gli fa onore, in sintonia con il suo ruolo e la sua responsabilità di magistrato che indaga e cerca la verità". Quanto al "grido d'allarme" del pm - continua ancora la nota di don Ciotti - "circa il 'pericolo d'infiltrazione e strumentalizzazione che le associazioni corrono oggi che le mafie sono diventate più insidiose e camaleontiche', non possiamo che condividerlo, essendo stati tra i primi (se non i primi in assoluto, all'inizio del 2014) a denunciare certa antimafia di facciata, che strumentalizza l'impegno di tante realtà e persone oneste per coprire interessi, intrallazzi e giochi di potere".
Ma la vicenda è davvero singolare. Come racconta oggi Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera:
Tutto è bene quel che finisce bene? In tribunale, dove lo scontro fratricida sarebbe stato letale, senz’altro. Resta però dell’amaro in bocca. Vabbé che, come ironizzò Gianfranco Fini ai tempi in cui dava la scalata al cielo, «le smentite non hanno scadenza». Ma forse val la pena che chi ha pubbliche responsabilità ricordi sempre un vecchio adagio veneto scherzoso ma non troppo: «Prima de parlar, tasi».