La voragine che si è aperta la scorsa settimana a Marsala in via Napoleone Colajanni, dove, (potete leggere qui) per poco non è stata inghiottita un’officina meccanica/centro revisioni, è solo l’ultima di una serie interminabile di frane che hanno caratterizzato la storia di questa città negli ultimi trent’anni.
Il sottosuolo di Marsala, lo sappiamo molto bene, è vuoto. Nel centro storico ci sono gli antichissimi cunicoli che collegavano vari punti della città, e, nelle periferie o a ridosso del centro, invece, ci sono le cave in disuso per l’estrazione del tufo disseminate un po’ in tutto il territorio. Siamo stati nella zona del crollo, i proprietari della carrozzeria hanno provveduto a ripristinare l'area, ci hanno detto di non volere parlare e che già è stato detto abbastanza su questa vicenda. Sarà pure comprensibile il fatto di voler tutelare la propria attività lavorativa, ma le tracce di una struttura che poggia sul vuoto sono ancora visibili (fotogallery). A Marsala, la zona dello stadio, del palazzetto dello sport, della piscina comunale e del Panatletico, è quella più vicina al centro che, nel corso degli anni ha preoccupato e non poco i cittadini che vi abitano. La stessa piscina, quando è stata realizzata, è rimasta chiusa per tanto tempo per indagini e operazioni di consolidamento del sottosuolo prima di essere aperta e fruibile dai cittadini. Il Panatletico, la palestra dove sono cresciuti praticando il basket tanti giovani marsalesi, nel 2011 è stata chiusa a causa di una frana. La zona asfaltata che si trova dietro è stata risucchiata da una voragine lunga più di dieci metri, rendendo inagibile la struttura sportiva che solo per un nulla non è crollata.
Insomma, è una vera abitudine a Marsala, quella di costruire, sia abitazioni private, ma cosa ancor più grave, strutture pubbliche, in zone, dove, solo un po’ di buon senso avrebbe, sicuramente, suggerito di non farlo. E invece, no, nonostante la consapevolezza di un sottosuolo cavo si è costruito e gli uffici preposti hanno rilasciato le autorizzazioni a poterlo fare.
Andando indietro nel tempo, ce ne sono stati altri crolli e frane che un po' tutti i marsalesi ricordano. Nella zona di Timpone d’Oro, circondata da cave in disuso, una frana a metà degli anni ’90 ha reso inagibile diverse abitazioni e ha bloccato la strada di accesso. Solo dopo cinque anni il comune diede in appalto i lavori di consolidamento dell’area.
Sempre negli anni ’90, l’apertura di una voragine in via Salemi ha coinvolto i locali di una concessionaria d’auto. Ed è proprio la via Salemi una delle zone con il maggior numero di crolli. La voragine più grande, si è verificata nell’autunno del 2013 (potete leggere qui). Ha suscitato l’attenzione degli esperti e ha portato l’amministrazione comunale di allora, guidata dal sindaco Giulia Adamo, a chiedere lo stato di calamità, della quale, tra l'altro, non se n’è saputo più nulla. Grande oltre duemila metri quadri e profonda circa 30 metri, solo per puro caso non ha ucciso il signor Galioto, proprietario del fondo, che si è salvato allontanandosi dal terreno dove stava lavorando solo qualche minuto prima che franasse.
Sempre nell’estate del 2013 ci sono stati altri movimenti del sottosuolo. Una fontanella ha iniziato a zampillare in via Istria, mentre nel giro di pochi giorni si sono aperte due voragini via Tunisi, a pochi passi dalla piazza Caprera. Nella prima ha rischiato l’incolumità un autista di un mezzo pesante; nella seconda, che si è riaperta nel giro di quindici giorni a causa di un intervento di messa in sicurezza poco opportuno, sono stati due operatori dell’Aimeri Ambiente a rischiare la vita mentre transitavano con il loro autocompattatore. Come dicevamo, dopo i fatti del 2013 l’amministrazione chiese lo stato di Calamità al Presidente della Regione Crocetta, ma di interventi, oltre alla richiesta e ad una convenzione stipulata con il Dipartimento di Scienza della Terra e del Mare dell’Università di Palermo non ce ne sono stati.
Il Comune ha dato un incarico al geologo Vinci, ma solo limitatamente all’area della voragine di via Tunisi. Niente interventi di consolidamento, ma nel frattempo si sono verificate altre frane, come quella sempre in via Salemi, all'altezza dell'Americaff. Qui un terreno di circa 600 metri quadrati è collassato di un paio di metri. Fortunatamente la voragine non ha coinvolto abitazioni, ma c'è stata tanta paura per i residenti. Tutte le volte che si sono verificate frane e smottamenti nel territorio marsalese, pur sfiorando le case o le attività commerciali com’è successo qualche giorno fa in via Colajanni, non è mai successo nulla alle persone, ma ciò non toglie che non bisogna o bisognava comunque intervenire subito.
Cosa ne pensa il geologo Marco Vattano
Sulle cave e i problemi del dissesto idrogeologico abbiamo chiesto informazioni ad un esperto, conoscitore del sottosuolo marsalese, il geologo palermitano, Marco Vattano, del Dipartimento di Scienza della Terra e del Mare dell’Università di Palermo che ha fatto un po’ il punto della situazione, dicendoci che è necessario fare una mappatura totale delle cave che ancora manca e poi, in base a questa, fare degli interventi mirati di consolidamento e messa in sicurezza di tutto il territorio. Il Comune di Marsala da solo, - ci ha detto Vattano - non può intervenire per fare quest'opera. Ci vogliono tante risorse e dovrà per forza chiedere un aiuto alla comunità europea. Una delle prime cose che bisognerà verificare bene, ha detto Vattano, è quella di sapere come reagisce questo tipo di sottosuolo alle piogge. Vattano, sull’ultimo incontro avuto con il sindaco Di Girolamo ci ha detto che è determinato e favorevole nel procedere ad un’attenta ricognizione dello stato del sottosuolo marsalese.
Progetto d'intervento in via Salemi
A quanto pare finalmente qualcosa si è iniziata a muovere nei palazzi pubblici marsalesi. Forse si è realmente capito che il problema del dissesto idrogeologico non può più essere rinviato ma affrontato. Si è deciso di intervenire con un progetto di consolidamento delle cavità presenti nel sottosuolo della via Salemi e con la realizzazione delle canalette per il deflusso delle acque piovane. L'impegno finanziario complessivo è di 430 mila euro. In totale, nella zona ci sono cinque cave ipogee in un tratto ed una in un altro. L'intervento sarà quello di stabilizzare le parti sottostanti alla carreggiata e consentirne la sicura percorribilità. La via Salemi è infatti una delle vie principali d’accesso e di uscita della città ed è l'unica via che collega direttamente il centro all’Ospedale “Paolo Borsellino”. Dopo questo primo intervento, si spera invece in un progetto più ampio che possa puntare alla mappatura e alla messa in sicurezza dell'intero territorio cittadino.