La Procura di Trapani indaga sulla gestione dei pozzi d'acqua privati ad Alcamo. Due dirigenti del Comune sono indagati. Per quattordici anni al Comune di Alcamo i due avrebbero favorito i gestori dei pozzi privati di acqua e di alcune ditte di autotrasporto. L'ipotesi del reato di abuso d'ufficio è contestata all'ingegnere capo dell'Ufficio tecnico del Comune, Enza Anna Parrino e al geometra Pietro Girgenti, fino al 2015 responsabile del servizio idrico. Indagati anche i titolari dei pozzi privati Isidoro Lo Monaco, Simone Milazzo, Giuseppe Accardo e Giuseppa De Blasi, cognata del boss della cosca di Alcamo Simone Benenati, condannato all'ergastolo.
L'indagine è scaturita da una serie di denunce che l'ex segretario generale ed ex responsabile anticorruzione del Comune di Alcamo, Cristofaro Ricupati, ha presentato, a partire dallo scorso giugno, ai carabinieri e alla guardia di finanza, all'Autorità nazionale anticorruzione e alla procura della Corte dei conti. Secondo Ricupati che il 18 gennaio è stato sentito dalla commissione regionale Antimafia, i dirigenti comunali avrebbero consentito ai gestori dei pozzi privati di ottenere guadagni illeciti (40 euro ad autobotte) senza il pagamento di Irpef e Iva.
A operare in regime quasi di monopolio sarebbe stata Giuseppa De Blasi, assieme al marito Antonio Catania, titolare di una ditta di autotrasporti dotata di diversi automezzi.
Un altro capitolo aperto dalla Magistratura è quello delle licenze dei pozzi, scadute e con il Genio Civile che aveva deciso di bloccarne l’utilizzo e con la successiva decisione del Comune di pagarne il canone di circa 600 euro. Da verificare anche l’utilizzo dell’acqua che la concessione limitava ad uso anticendio, irriguo per le zone a verde, per la pulizia delle strade e per l’approvvigionamento idrico non potabile. L’ex segretario Ricupati ha delineato un quadro quanto mai dettagliato dell’utilizzo dei pozzi e della vicenda legata al rinnovo delle concessioni chiamando in causa l’attività amministrativa del Comune.
Gli inquirenti hanno accertato che tra i titolari dei pozzi c'è anche la cognata di un boss mafioso condannato all'ergastolo.