Lo scorso novembre, è stato assolto dal giudice Chiaramonte dall’accusa di occupazione abusiva di area demaniale (fatti contestati dalla Guardia Costiera nel 2012). Adesso, invece, per la violazione di norme in materia ambientale, è stato condannato a quattro mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 5 mila euro. Protagonista delle due vicende giudiziarie è sttao il titolare del principale cantiere navale di Marsala, Antonino Parrinello, padre dell’ex consigliere comunale Davide Parrinello. A condannarlo è stato il giudice monocratico Maniscalchi.
Il secondo procedimento approdato a sentenza (di primo grado) è quello avviato dopo il sequestro del cantiere avvenuto nell’ottobre 2013 ad opera del locale Ufficio circondariale marittimo (pm Giulia D’Alessandro). Il cantiere fu, poi, dissequestrato nel dicembre dello stesso anno, dopo gli adeguamenti effettuati dal titolare. I sigilli erano stati posti per violazione di norme in materia di sicurezza sul lavoro, impianti fuori norma, sforamento della concessione demaniale, mancato adeguamento alle norme anti-inquinamento.
Oltre alla Capitaneria, intervenne anche l’Arpa. L’adeguamento, però, non ha evitato il processo penale. Nel cantiere furono trovati rifiuti mal collocati, immissioni nell’atmosfera di polveri inquinanti e scarico di acque reflue industriali. “Faremo appello – dice l’avvocato difensore Vito Cimiotta - Parrinello non svolge e non ha mai svolto alcuna attività industriale e pertanto non ha e non aveva bisogno di autorizzazioni agli scarichi di acque reflue industriali. Per quanto riguarda, poi, i rifiuti trovati al momento del controllo dell’Arpa all’interno del cantiere, si trattava di fusti contenenti grasso. Il contenuto non era di per sé un rifiuto poiché veniva conservato e poi riutilizzato”.