Non è stato certo un fulmine a ciel sereno. Le nubi erano in realtà grigie da un bel po’ e ciò che è emerso, soprattutto in quest’ultimo periodo, non poteva che far prevedere la tempesta.
Gli ispettori sono sbarcati al Comune di Castelvetrano, pretendendo tutta la documentazione amministrativa dall’insediamento del sindaco Errante ad oggi. Ne verrà fuori una relazione che, attraverso il prefetto, verrà inviata al ministero dell’Interno. Quest’ultimo si prenderà il suo tempo per chiedere l’eventuale convocazione del Consiglio dei Ministri e, se ci saranno i presupposti, il Comune potrebbe essere sciolto per mafia.
Come sempre accade in questi casi, i sindaci “sono sereni”. Ed errante non ha fatto eccezione, vivendo “quest’ulteriore prova così come la legge recita - ha dichiarato - e cioè come un'attività in capo all'amministrazione centrale a salvaguardia dell'amministrazione pubblica periferica e non come azione repressiva nei confronti di alcuno”.
Ma cosa cercano gli ispettori? E da che cosa prende spunto l’operazione?
E’ probabile che la scintilla sia nata dal sequestro della Dia di Trapani da 5 milioni di euro agli imprenditori Giovanni Adamo e al figlio Enrico Maria, ritenuti vicini a Matteo Messina Denaro. Imprenditori che hanno avuto a che fare con i lavori pubblici delle grandi opere pubbliche nelle provincie di Trapani ed Agrigento, come la realizzazione della diga Delia a Castelvetrano, il metanodotto tra Menfi e Mazara del Vallo e l’acquedotto Montescuro ovest.
Non poteva certo passare inosservato il fatto che dietro l’infiltrazione mafiosa per la costruzione del centro polifunzionale del Comune nel Belvedere, quartiere popolare della città, ci fosse proprio Enrico Maria Adamo, consigliere comunale vicino al sindaco Errante ed assessore nella precedente giunta Pompeo. Era proprio lui, come abbiamo scritto, la persona con la quale l’impresa ragusana di Pietro Cicero Santalena si rapportava riguardo alla collaborazione di Lorenzo Cimarosa (deceduto un paio di mesi fa), in quel momento referente imprenditoriale di cosa nostra che faceva da bancomat a Matteo Messina Denaro. Era proprio lui che per i pagamenti “Si premurava di informare il titolare dell’azienda ragusana che il Comune di Castelvetrano stava procedendo alla liquidazione delle sue spettanze, impegnandosi – sottolineano gli inquirenti - ad intercedere in suo favore presso l’ufficio ragioneria di quell’Ente per rendere più celere l’emissione dei relativi mandati di pagamento”.
Ed era proprio lui che, durante la campagna elettorale del 2012, aveva fatto incontrare Lorenzo Cimarosa con Felice Errante, quando quest’ultimo gli chiese i voti. Circostanza riferita dal pentito Cimarosa e mai smentita né dal sindaco, né dallo stesso Adamo.
Per questi motivi i 12 senatori del Movimento 5 Stelle avevano fatto un’interrogazione al ministro Minniti, all’inizio di febbraio, chiedendo l'invio presso il Comune di Castelvetrano di una commissione prefettizia di accesso, al fine di verificare l'operato dell'amministrazione.
Insomma, adesso tutto dipenderà dall’analisi degli atti. Ma la città non ha bisogno certo dello scioglimento del Comune, per essere consapevole della presenza della mafia nella politica e nell’imprenditoria.
C’era dell’altro, s’era detto, ai tempi non lontani di Lillo Giambalvo. Il consigliere fan di Matteo Messina Denaro, dopo l’arresto nell’operazione Eden 2 e la relativa assoluzione, era tornato in Comune, costringendo il consiglio all’autoscioglimento. In quel caso, l’influenza di Giambalvo nell’azione amministrativa della città era praticamente zero ma, appunto, c’era dell’altro. E chissà se Giambalvo, come tanti, sapeva. Sarà stato questo il motivo della sua cocciutaggine a non abbandonare lo scranno?
Avrà pensato forse che prima di lui avrebbe dovuto farlo qualcun altro.
Oggi la politica locale è in subbuglio, ma la figura di Enrico Maria Adamo non è diventata oggetto di particolari riflessioni, soprattutto tra il gruppo Errante – Lo Sciuto e la coalizione del Pd. Il motivo lo si intuisce. Adamo era stato candidato al consiglio comunale nel 2012 nella lista “Futuro e Libertà” a sostegno di Felice Errante. Ma era stato anche assessore della precedente amministrazione guidata da Gianni Pompeo, da un po’ passato nel Pd e oggi candidato sindaco nella relativa coalizione.
Silente anche Maurizio Abate, candidato sindaco di Aria Nuova, che nel 2013 è intercettato al telefono con Giovanni Adamo al quale, avendo saputo di alcuni suoi lavori in corso, gli proponeva un sito dove riversare il materiale di risulta:
ABATE: “Se ha bisogno, il posto c’è. Mi fa… mi fa uno squillo e gli dico dove lo deve buttare…”
ADAMO: “Va bene… eventualmente…”
ABATE: “E se l’escavatore… incomp…” (si sovrappongono le voci)
ADAMO: “Mi faccio sentire…”
ABATE: “Lo vuole mettere dentro… incomp… di lasciarlo fuori a rischio di nafta lì… ste merde si fottono nafta e cose… lo mette nel piazzale qua dentro da me e gli do la chiave…”
ADAMO: “Va bene… va bene… Ok…”
ABATE: “Assa benedica…”
ADAMO: “Ciao… ciao…”
In ogni caso, l’influenza della mafia nella pubblica amministrazione locale non è più un argomento tabù. A parlarne è Erina Vivona, candidata sindaco di “Andare Oltre”: “Piaccia o no, Castelvetrano è una città in odore di mafia e questo potrebbe anche essere soltanto un eufemismo. Fatto è che, al di là della presenza grave e storicizzata della mafia in questa città, negli ultimi anni si è assistito al precipitare della situazione, sino al coinvolgimento di esponenti politici ed amministrativi delle istituzioni locali, seppure talvolta giudiziariamente contraddetto e tal altra ancora in corso di accertamento.”
La città al momento rimane divisa tra coloro che vedono l’eventuale commissariamento del Comune come una catastrofe e coloro che invece, anche se il voto di giugno dovesse slittare di un anno, un anno e mezzo, preferiscono che venga fatta chiarezza in ogni caso.
Intanto il sindaco ha fatto sapere che rimarrà al suo posto fino quando sarà strettamente necessario.