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31/03/2017 06:10:00

I vescovi e la giustizia. La difesa di Mogavero, chiuse le indagini su Miccichè

«Chiederemo un interrogatorio del Vescovo per chiarire quanto viene contestato dalla Procura di Marsala», lo affermano in una nota stampa i due avvocati difensori di Monsignor Mogavero, Stefano Pellegrino e Nino Caleca, che sottolineano come alla base di questa vicenda ci siano solo errori di natura contabile e che tutto verrà presto chiarito.

Le accuse di truffa e appropriazione indebita mosse nei confronti del Vescovo di Mazara del Vallo, rientrano nello stesso filone d’indagine cui era sottoposto dal 2015, quando rimase coinvolto nello scandalo della sparizione dei fondi dell'8 per mille, parte dei quali dovevano essere destinati alla ristrutturazione della Chiesa Madre di Pantelleria.

Ed è sempre la ristrutturazione di un’altra chiesa, quella di San Lorenzo, nel quartiere Trasmazzaro, al centro di queste nuove accuse. Per i lavori, durati dal 2007 al 2011, erano stati stanziati 3 milioni di euro da parte della CEI, cinquecentomila euro dalla Regione e chiesto un mutuo da quattro milioni di euro. E' proprio il mutuo ad essere il cuore dell'inchiesta. Nel bilancio è inserito l’importo di 4.402.604 che costituisce l’ammontare di due mutui, rispettivamente di 3.692.360 presso Banca Prossima e di 728.144 euro per mutuo ipotecario presso Banca Unicredit. I due mutui contratti sono serviti a rinegoziarne uno precedente erogato da Banca Intesa tra il 2006 e il 2008 e per aggiornamenti dei prezzi nei cantieri di costruzione delle tre nuove chiese: Matrice di Pantelleria, San Lorenzo in Mazara del Vallo e San Giuseppe in Gibellina.

Gli inquirenti stanno verificando se le somme pubbliche sono state spese correttamente. Assieme a Mogavero, l’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato anche al suo predecessore alla Diocesi di Mazara del Vallo, Calogero La Piana, - indagato in un altro procedimento a Messina -, l'architetto Francesco Scarpitta, e l'ingegnere Bartolomeo Fontana, l'ex economo Don Franco Caruso - coinvolto nello scandalo sulle somme scomparse in Curia e accusato di malversazione -, e i titolari della ditta esecutrice dei lavori: Antonio Gaudente e Gaetano Stradella.

Questa la ricostruzione dei fatti secondo gli avvocati di Mogavero, Pellegrino e Caleca: «L’accusa di truffa – spiegano i legali – ha avuto inizio con la richiesta e l’ottenimento dei finanziamenti alla Regione Siciliana e alla Cei da parte del Vescovo Calogero La Piana”.

"I fatti risalgono al 2005, quando la Regione Siciliana concesse il contributo milionario, nel febbraio 2007, la Diocesi ottenne il finanziamento di  da parte della Conferenza Episcopale Italiana per la realizzazione del complesso parrocchiale San Lorenzo a Mazara del Vallo".

In particolare, secondo l’accusa, il Vescovo La Piana prima e, successivamente, nel corso della realizzazione dell’opera il Vescovo Mogavero, non avrebbero comunicato alla Cei il contemporaneo finanziamento della Regione.

"Sempre secondo l’accusa, tutto ciò avrebbe determinato la sospensione, o comunque la riduzione, dell’importo finanziato. Però – dicono sempre i due avvocati – la Cei non è stata mai tratta in inganno perché, anche se fosse stata portata a conoscenza del contestuale contributo regionale, avrebbe ugualmente concesso l’ulteriore finanziamento. Peraltro, la stessa Procura dà atto, per averlo accertato, che nessuna somma è stata oggetto di appropriazione da parte del Vescovo Mogavero o degli altri indagati, dato che tutte le somme erogate, sia quelle regionali che della Cei, sono state impiegate regolarmente nella realizzazione dell’opera".

«Il reato di appropriazione indebita, invece, viene contestato perché il Vescovo si sarebbe appropriato di 185 mila 600 euro, vicenda per la quale già in una prima fase sono stati prodotti documenti e relazioni a difesa – spiegano i due legali – in particolare, in relazione alla vicenda meno chiara relativa a un bonifico di 100 mila euro, del quale il Vescovo contabilmente sarebbe stato il beneficiario, è stato provato, accertato e documentato tramite il codice Iban che il suddetto bonifico risulta addebitato sul conto diocesano acceso presso la Banca Prossima e accreditato regolarmente a Ernesto La Magna (artista che ha realizzato le opere sacre nella nuova chiesa madre di Pantelleria) sul conto corrente dallo stesso aperto presso la Banca Monte Paschi di Siena – e non su quello del Vescovo come dice l’accusa – quale acconto per le spettanze dovute per le opere realizzate per la chiesa di Pantelleria. Si è trattato di un errore di redazione della scrittura contabile effettuata da altri».

Gli avvocati Pellegrino e Caleca concludono così: «È risultato provato, accertato e documentato da una relazione dettagliatissima che mai il Vescovo si sia appropriato o abbia sottratto, a qualsiasi titolo, alcuna somma di denaro o di altre utilità».

Originario di Castelbuono, in provincia di Palermo, Mogavero è stato sottosegretario della conferenza episcopale italiana e presidente del Consiglio per gli Affari Giuridici della stessa Cei, nel 2011 era stato inviato da Papa Benedetto XVI a Trapani, come ‘visitatore apostolico’, dove era stato registrato un ammanco, da circa un milione di euro, che portò al trasferimento del vescovo Miccichè. Dopo quell’esperienza, le indagini a suo carico, oggi chiuse dall'autorità giudiziaria.

CHIUSE LE INDAGINI SU MICCICHE' - E ci sono novità anche per la vicenda che riguarda la Curia di Trapani e l'ex vescovo Miccichè, (potete leggere qui). Dopo quattro anni, infatti, si sono chiuse le indagini a suo carico. Rimosso dalle sue funzioni dopo le accuse di appropriazione indebita e malversazione, anche per la diocesi trapanese lo scandalo riguarda la gestione dei fondi dell'8 per mille, ma si intreccia con un'altra inchiesta della Procura di Trapani, quella sulla gestione dei centri di accoglienza, che ha già portato all'arresto e alla condanna di Don Sergio Librizzi, ex direttore della Caritas.

Ma per Miccichè, oltre all'appropriazione indebita c'è anche un avviso di conclusione di indagini per il reato di diffamazione e calunnia nei confronti di Don Antonino Treppiedi, accusato da Miccichè quale responsabile degli ammanchi dalla Curia, ma che è riuscito a dimostrare la sua estraneità e nel corso del processo è stato prosciolto. Miccichè, per il quale la Procura ha fatto richiesta di rinvio a giudizio per questi reati, comparirà il prossimo 27 aprile davanti al giudice per l'udienza preliminare di Trapani Emanuele Cersosimo.