Esattamente dieci anni fa, il 28 marzo del 2007, Tony Scott moriva nella sua casa romana, a 86 anni, in un Paese incivile e imbarbarito - l'Italia appunto - che non lo ha mai riconosciuto come il grande artista che era. Povero e senza soldi, il più grande clarinettista jazz contemporaneo, non era stato in grado di acquistare una tomba a Salemi. Dove, il 17 giugno 2005, su invito del Comune, per festeggiare i suoi 84 anni, esibendosi in una indimenticabile jam-session all'interno del castello normanno, aveva espresso la volontà di essere sepolto nella tanto amata terra di origine dei genitori: la madre Gangi e il padre Sciacca, entrambi emigrati in America agli inizi del '900. Per onorare il desiderio espresso pubblicamente, l' Amministrazione del tempo, presieduta da Gino Mastrantoni, si fece carico delle spese per il trasferimento della salma. Ma non per trovare una sistemazione degna di un figlio tanto illustre, quanto dimenticato. Per la tumulazione, un discendente della madre del musicista, Davide Gangi, noto, in città e in provincia, per essere il titolare di un rinomato e quasi centenario negozio di scarpe, mise a disposizione la propria cappella gentilizia. Una sistemazione "provvisoria", si disse allora da parte del Comune, in attesa di trovare un spazio cimiteriale, dove edificare un manufatto architettonico di prestigio a futura memoria per le generazioni future. Onorare degnamente una figura di spessore internazionale con una testimonianza tangibile, questo l'impegno assunto. Ma bisognava aspettare altri tre anni per riprendele il bandolo della matassa. Quando, cioè, la giunta di Vittorio Sgarbi tenta di mettere una pezza all'impegno disatteso con una delibera. Presenti solo i cinque salemitani, dei sette componenti la giunta veniva approvato l'atto deliberativo n.173. Era l'otto giugno del 2010. Con esso finalmente si disponeva la "concessione in uso gratuito di un'area all'interno del cimitero comunale, per la realizzazione di un 'sacrario-monumento funebre' dell'Artista Tony Scott". Erano infatti trascorsi ben due anni dal 22 gennaio 2008, data in cui l'Amministrazione aveva invitato il Settore Manutenzione del Comune a provvedere all' individuazione di un'area cimiteriale idonea. La celerità degli uffici comunali di Salemi e' proverbialmente nota. Meglio tardi che mai. Si riusciva così a sapere che un'area disponibile esisteva! Nel Nuovo Cimitero Comunale c'era un piccolo spazio. Triangolare. Una figura geometrica di buon auspicio e con probabili implicazioni esoterici. Basti pensare alle piramidi. Ma anche pregna di allusioni massonici. Salemi, non e stata da sempre culla della Massoneria? Quella storica, s'intende. Quella crispina di "Capitale d'Italia". Che di quella attuale, scoperta o coperta che sia, ben poco si sa.
Presto, in quel Triangolo, compreso tra il viale N.C.2, il viale N.C.4 ed il viale N.C.18, e contrassegnato con una linea colorata nella planimetria allegata alla delibera, sorgerà il tanto auspicato monumento descritto, con un linguaggio a metà tra il burocratese e il neogotico, con la dicitura "sacrario-monumento funebre".
Il tutto, veniva sottolineato nell'atto, in considerazione del fatto che "la realizzazione di siffatto (sic) monumento...comporterà un immediato ritorno di immagine, oltre che l'incrementazione (sic! ) di un movimento culturale in favore di Tony Scott, con un aumento di un flusso turistico nella città". In pratica l'area oggetto dell'intervento veniva concessa ai familiari per un periodo di 99 anni. Applausi.
Peccato però che dopo 7 anni la delibera testé citata sia rimasta nel limbo delle buone intenzioni. Mentre sono già trascorsi 10 anni dalla morte del grande musicista. E che nel frattempo l>area cimiteriale sia stata già utilizzata per altre destinazioni. Nulla di nuovo sotto il bel cielo siculo, qualcuno direbbe. La letteratura siciliana, da Pirandello a Camilleri, non ne ha raccontate centinaia di episodi simili?
E per quanto riguarda Salemi, la locuzione evangelica "nemo propheta in patria" non credo che si possa citare solo a proposito di Tony Scott. L'elenco e'abbastanza nutrito.
Ne cito solo uno.
Di rilievo internazionale, ma sistematicamente lasciato nell'oblio, Alberto Favara, l'etno-musicologo e compositore di fama mondiale, apprezzato e studiato in tante Università, seguito dal musicista ungherese Bela Bartok e da tutti i cultori della musica popolare. Autore del preziosissimo Corpus di Musiche popolari Siciliane. In suo nome si potrebbe promuovere annualmente un convegno di studi e possibilmente attribuire un premio Internazionale a gruppi folkloristici particolarmente significativi o a studiosi del settore. E invece, dopo la sua morte avvenuta nel 1926 a Palermo dove e sepolto, nessuna amministrazione in 90 anni ha pensato di accogliere le sue spoglie e di dedicargli un busto lapideo che lo ricordi alle nuove generazione.
Per quanto riguarda Anthony Joseph Sciacca, meno male che Franco Maresco c'e', e' il caso di dire!
Il noto regista, inventore di "Cinico TV" e autore di tanti film di successo, negli ultimi due giorni di marzo, proprio in coincidenza del decennale della scomparsa, in collaborazione con l'associazione Lumpen, ha dedicato due giorni alla memoria del musicista Tony Scott.
E' stato proiettato a Palermo al cinema De Seta "Io sono Tony Scott", scritto e diretto da Franco Maresco in collaborazione con Claudia Uzzo. Mentre ieri gli e' stato dedicato un concerto-spettacolo sarà dedicato a Tony Scott e al tempo stesso a due miti del jazz: Dizzie Gillespie e Telonius Monk, nato cento anni fa.
Si sono esibiti per l'occasione , a fare da contrappunto al racconto di Maresco, fior di esecutori come Gabriele Mirabassi, Salvatore Bonafede, Mauro Verrone, Alessandro Presti.
"Io sono Tony Scott", come ricorderete e' il titolo del film che racconta la storia infinita di Tony. E' il frutto di quasi quattro anni di magnifica ossessione al montaggio, come ha raccontato il regista Moresco, con le testimonianze di oltre cento intervistati tra parenti, amici, musicisti e critici, innumerevoli ore di materiali d’archivio di ogni genere provenienti da USA e Italia. In " Io sono Tony Scott" si va alla ricerca di un personaggio reale di quell' Anthony Joseph Sciacca, appunto, nato nel New Jersey (USA), ma da genitori salemitani, la cui vicenda esistenziale non fu mai lineare, ma sempre contraddittoria e turbolenta, ai limiti del romanzesco, tanto da apparire un personaggio inventato dalla fervida fantasia di un narratore.
Una persona vera e autentica, invece, fu.
Capace di trascorrere con umiltà ( lui, il compositore di canzoni come la famosa Banana boat song, più conosciuta come Day-O, cantata da Harry Belafonte), insieme a chi scrive queste note e ad un gruppetto di altri amici, alla fine degli anni '60, un'intera notte, sotto la luna d'estate sulle fresche colline salemitane di Bagnitelli. Mentre le note del suo clarinetto zittivano le ostinate cicale, e mentre da una obesa botte di castagno veniva spillato un robusto ambrato grillo. Felice, lui, di respirare l'aria che avevano respirato i genitori prima di imbarcarsi sul piroscafo che li avrebbe portati sulle sponde dominate dalla Statua della Libertà.
Da autentico uomo, viveva la vita e non si lasciava vivere. Commise tanti sbagli Tony Scott. Il più grave quello di credere che l'Italia gli avrebbe riservato lo spazio vitale per dargli la possibilità di esplorare e sperimentare fino alla fine nuovi mondi e modi di creatività artistica. "L’Italia con Tony dimostrerà di essere il paese incivile e imbarbarito che tutto il mondo conosce.”, ha detto Maresco.
Tony Scott si ama, non solo perché fu un grande clarinettista e compositore , ma perche in vita fu un perdente e un sognatore.
La Città di Salemi e i salemitani gli devono tanto. Forse e' giunto il momento di risarcirlo definitivamente. E' venuto con amore. Ricambiamo con lo stesso sentimento!
Franco Ciro Lo Re