La telenovela ‘spiaggia in città’ sforna una nuova puntata quasi ogni giorno (sigh!). E le incoerenze del primo cittadino – che ha la memoria cortissima quando si occupa di amministrare la Città – sono sempre più numerose.
NESSUN MANUFATTO – “La Regione siciliana – ha dichiarato il sindaco Nicola Cristaldi (Fratelli d’Italia) – nonostante il parere contrario del nostro Comune, ha deciso di assegnare in concessione a un privato, circa 800 metri quadrati di spiaggia in Città, con la possibilità di realizzare anche una copertura, negando le ambizioni del nostro Comune che, invece, vuole che quel tratto di costa sia la spiaggia di tutti, senza alcun intervento edilizio e senza la presenza di alcun manufatto, anche in legno”.
LA ‘GIRAVOLTA’ BALNEARE – Una virata a 180 gradi quella del primo cittadino che pare abbia dimenticato un paio di cose: nel novembre 2009 (presa d’atto in Giunta del Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo) e poi nel 2013 – quando la proposta di Pudm approdò in Consiglio comunale – al sindaco, gli stabilimenti balneari ed ‘i manufatti’ nella spiaggia in città piacevano, eccome! All’indomani di una serie di modifiche apportate dall’Assise cittadina (marzo 2013) al Piano spiagge, infatti, inveiva così: “Coloro che prima volevano cementificare l’intero lungomare, adesso scoprono la necessità di non consentire la nascita di piccoli stabilimenti balneari sulla spiaggia. Le strutture di facile rimozione potrebbero essere una grande occasione per l’occupazione”. L’amministrazione era intenzionata ad allocare due stabilimenti balneari costruiti dal Comune e poi da affidare ai privati, e, inoltre, si volevano anche dei solarium in legno per uso pubblico ed attività collaterali (edicole e chioschi per souvenir).
IL ‘NIET’ DELL’AULA – Il Consiglio comunale rispose picche. E intervenne lasciando solo i solarium con pedane in legno. “Sulla sabbia vanno bene – rispondeva ai dubbi dei Consiglieri comunali in fase di discussione del Pudm, l’architetto del Comune, Maria Bianca Asaro – ma l’altezza è non più di 50 centimetri massimo. Tenete conto che è un tappeto. Sostituisce un tappeto, diciamola così”. E che le strutture balneari ‘piccole’, come le definì Cristaldi, non fossero proprio di piccolo impatto, lo affermava allora sempre il tecnico, delegato dal Comune a riferire in Aula: “Le strutture balneari – affermava Asaro – hanno una superficie massima di 1.400 metri, sono lunghe 100 metri e hanno il 5% della superficie destinata a copertura, quindi a servizi vari. Quindi, diciamo è abbastanza consistente, i chioschi invece sono di dimensione molto più ridotta e sono destinati a edicole, a piccolo commercio, etc”. Tali erano le preoccupazioni dei consiglieri di opposizione, che vi potessero essere futuri interessi speculativi, da far approvare (con voto contrario dei consiglieri sostenitori di Cristaldi) un emendamento che vietasse ai solarium di essere poi trasformati in lidi.
IL RICORSO AL TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE – “Il lungomare e’ di tutti. La Regione abbia rispetto dell’ambiente e del paesaggio, no alle speculazioni di privati!” Pare un urlo quello del primo cittadino. “Naturalmente – ha aggiunto il sindaco – il nostro Ente ha già deciso di fare ricorso al TAR contro il decreto assessoriale. Mettiamo in campo tutte le nostra forze – ha concluso Cristaldi – perché il lungomare appartiene alla gente,
appartiene ai cittadini di Mazara del Vallo e non può essere autorizzata alcuna speculazione di privati”.
LE CONCESSIONI DEMANIALE SPETTANO ALLA REGIONE – Certo che no, le speculazioni dei privati che ‘scavalcano’ il Comune (e le clientele?) ottenendo – come accade in tutta la Sicilia – le autorizzazioni e le concessioni direttamente dalla Regione, come previsto dalla legge, non vanno bene. Il progetto originario del sindaco che voleva farli lui gli stabilimenti, direttamente, tramite la sua amministrazione, per poi ‘elargirli’ ai richiedenti, era invece auspicabile. E se l’idea, al privato, fosse stata suggerita proprio dal progetto originario del sindaco? “Solo gli stupidi sollevano pietre che poi ricadono sulla loro testa (Mao Tse-tung)”.
Alessandro Accardo Palumbo
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