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10/04/2017 07:48:00

Marsala, processo per voto di scambio a Vito Cimiotta. Oggi spazio alla difesa

 Spazio alla difesa oggi, nel processo che vede imputato il consigliere comunale di Marsala, Vito Cimiotta, eletto con il Pd, e accusato di voto di scambio. 

Nell'ultima udienza, a Febbraio, è stato escusso l’ultimo teste dell’accusa, Piero Cavasino.

Oggi saranno escussi i testi a difesa del Cimiotta, e lo stesso avvocato e consigliere comunale marsalese che ha deciso di sottoporsi all’interrogatorio.

Cimiotta è accusato di aver promesso un “beneficio” (due posti di lavoro al bar dell’ospedale di Marsala) al fine di ottenere voti. 


Pietro Cavasino ha detto di far parte del gruppo di “amici storici” di Cimiotta, affermando, come gli altri amici ascoltati nel corso del processo, che a lui non risulta che tra l’allora aspirante consigliere comunale e i due amici aveva promesso un posto di lavoro al bar del nuovo ospedale di Marsala ci fosse un patto di “do ut des”. Il posto di lavoro, che poi non ci fu (in uno dei due casi per scelta dello stesso amico disoccupato), non sarebbe stato, insomma, vincolato al voto.

“Era solo un nostro pensiero – ha detto Cavasino rispondendo alle domande del pm Silvia Facciotti - che alla base dell’offerta di un posto di lavoro a Francesco Bruscino quest’ultimo ritenesse che Vito Cimiotta volesse il suo voto, ma io e altri amici non abbiamo mai saputo di un patto sinallagmatico. Non ricordo, infatti, un patto: voto in cambio del lavoro al bar del nuovo ospedale di Marsala. Del resto, Bruscino, amico d’infanzia e parente di Cimiotta, dopo alcuni giorni di tentennamento, decise di votare per un altro nostro amico, Abrignani, anche lui candidato al Consiglio comunale. E poi non volle quel posto”.

Rispondendo alle domande del pubblico ministero, Pietro Cavasino ha cercato di precisare meglio quanto a suo tempo dichiarato agli investigatori (sezione di pg della Guardia di finanza della Procura) e quando il rappresentante dell’accusa lo ha incalzato ricordandogli che aveva detto “posto di lavoro, in cambio del voto”, il teste ha ribadito che quello era solo un suo “pensiero” e comunque la sintesi di quanto spiegato “nell’arco di almeno cinque minuti”.