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11/04/2017 06:00:00

Scrive Giovanna Di Stefano, sul social market di Salemi

Gentilissimo direttore,
Le invio la seguente per segnalare delle inesattezze di un articolo pubblicato dal vostro giornale online i
n data 03/04/2017 a firma di "Franco Ciro Lo RE".

Mi preme ricordare le finalità progettuali:“Empori Sociali Siciliani”, progettati dal Gal Elimos, con la partnership del Gal Nebrodi Plus, dell’Associazione Terza Settimana di Torino e dei Comuni di Erice, Salemi e Partanna, sono punti vendita riservati a famiglie in temporaneo stato di bisogno, segnalate dai Servizi sociali del Comune, delle parrocchie, Caritas o da Associazioni no profit a carattere sociale la quale, oltre alla segnalazione, in taluni casi (non in tutti) contribuiscono con 0,00 / 5,00 / 10,00 / 15,00 / 20,00 / euro, valutando accuratamente caso per caso. Con, la massima spesa all'interno del social market è di 20,00 euro, gli alimenti forniti, sono solo beni di prima necessità.

L'Assessore Valenti tanto si è spesa in termini di tempo e idee, ricordo, che ha contattato e reperito tutte le attrezzature del locale tramite prefettura: confiscate alla mafia, un' importanza rilevante sul piano della legalità, proprio su questo punto mi piacerebbe attrarre LA SUA l'attenzione,il SIG. LO RE si è permesso di paragonare questo progetto agli albori della mafia Salemitana, definendo l'Associazione e l'Amministrazione comunale come: "La parte buona della società organizzata"....

L'Associazione "CENTRO STUDI SALEMI"non si improvvisa gestore, ha partecipato ad un bando pubblico, è orgogliosamente composta da volontari, senza alcuna esigenza di fruire di tale progetto per creare un rapporto clientelare, in prossimità di eventuali elezioni, ne per sè, ne, per l'attuale Amministrazione.

A parte ciò, tutte le informazioni citate dall'articolo, non corrispondono alle reale verità, mi permetto di contrastare ogni singola frase assumendo la totale responsabilità di quanto scrivo. L'Emporio Sociale non si reggerà come descritto dall'articolo: "Sulle donazioni private e, si spera, anche da parte della grande distribuzione ed esercizi commerciali."

Mi preme sottolineare che gli alimenti venduti sono quelli che vengono comprati dalle piattaforme e rivenduti a prezzo di costo, senza alcun rincaro, (ciò è possibile perché i locali sono messi a disposizione dall'Amministrazione comunale, il tutto gestito da volontari.)
Social market: offre solo beni di prima necessità, che, tramite l'assistente sociale del Comune,(o da Enti sopra citati), valuteranno la situazione socioeconomica, quindi, reddito principalmente, e non solo, tutti coloro che sono segnalati, andranno a fare la spesa, l'Ente avrà la certezza che il denaro offerto alle famiglie bisognose, vada a buon fine, garantendo e tutelando sopratutto i bambini.

Comunque è Palese che questo Servizio sia ancora troppo poco e quindi si è pensato all'angolo delle donazioni per permettere di rendere più ricca e probabilmente più dignitosa la spesa di queste persone.

L'angolo del gratuito che in buona parte è donato dai concittadini, l'altra cospicua parte è donata e gestita dalla Assessore Valenti, molto attenta e presente nelle attività dell'Emporio sociale.

Concludo chiedendo spiegazione al giornalista, di spiegare pubblicamente cosa intendesse con la conclusione dell'articolo :"All'inaugurazione erano presenti oltre... alcuni cittadini di buona volontà".

Come ultimo appunto, mi permetto di ricordare al sig. Lo Re, che, gli articoli non si scopiazzano sui post di facebook, catturandone anche le foto, ma dopo una attenta e scrupolosa informazione!

La ringrazio per la cortese attenzione, e per qualunque chiarimento non esiti a contattarmi.

cordiali saluti
Giovanna Di Stefano

 

Gentile Signora Giovanna Di Stefano,

con rammarico vedo che quanto da me scritto sull'apertura del social market a Salemi e' stato da Lei totalmente travisato. Per sgomberare ogni dubbio, dico subito che non c'era alcuna intenzione da parte mia di screditare l'iniziativa. Al contrario, il mio intento era di dare un contributo a rendere l'evento noto ad un più vasto pubblico di lettori.

Le famigerate gestioni dell'Eca comunale degli anni '60 sono state ricordate, in contrapposizione a quelle odierne, come esempio negativo di un passato vergognoso. Di quando, cioè, veniva adottato un sistema di gestione del denaro pubblico, sul fronte della lotta alla povertà, in un modo clientelare e deprecabile.

Tutto il contrario, appunto, di quanto si vorrebbe fare oggi, con l'apertura di un Emporio Sociale. Un modo totalmente diverso, moderno e trasparente.
Se non sono riuscito a farlo capire, me ne dispiaccio.
Anche se personalmente sono convinto che, contemporaneamente a questo tipo di interventi, la Regione, lo Stato e l'Europa dovrebbero adottare politiche diverse per estirpare alla radice la malapianta della povertà. Ma il mio pensiero in questo cotesto conta poco.

Rimango quindi stupefatto per una reazione così sopra le righe e colma di livore e insulti. I cui veri motivi sfuggono ad ogni mia più fervida immaginazione. Di una cosa sono certo. Per avere il successo che meritano, iniziative del genere, oltre che del sostegno burocratico delle Istituzioni, hanno bisogno anche del contributo delle persone dotate di "buona volontà". E non e' un'offesa.
Cordialmente.

Franco Ciro Lo Re