Marsala, prostituzione, condannato anche l'ultimo imputato dell'operazione "Squillo"
Seppur procedendo per diversi sessioni, si è concluso il primo grado di giudizio del procedimento penale scaturito dall’operazione “Squillo”, condotta a termine dai carabinieri di Marsala il 20 novembre 2013.
L’ultimo dei quattro indagati ad essere condannato (a due anni di reclusione + 500 euro di multa) è il 72enne marsalese Salvatore Brugnone. Il Tribunale lo ha ritenuto colpevole di favoreggiamento aggravato della prostituzione. Brugnone, comunque, è stato assolto da altri tre capi d’imputazione, mentre per una quarta contestazione (illecita detenzione di “arma corta”) è scattata la prescrizione. Le assoluzioni sono state decretate per due presunti casi di “induzione” alla prostituzione (“per non aver commesso il fatto”) e porto in luogo pubblico di arma corta (“il fatto non sussiste”). A difenderlo è stato l’avvocato Salvatore Fratelli.
In precedenza, aveva patteggiato la 44enne colombiana Espitia Nydia Yolanda Moya, condannata a un anno e 4 mesi di reclusione, nonché al pagamento di una multa di 2000 euro. Gli altri due personaggi coinvolti nell’operazione “Squillo” (favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione) avevano già scelto il giudizio con “riti alternativi”. Con l’abbreviato, il 38enne Leonardo Petterico è stato condannato un anno e otto mesi di reclusione, mentre un’altra colombiana, Sandra Tatiana Ordinez Giraldo, di 46 anni, aveva patteggiato (dieci mesi di carcere e una multa di 1800 euro).
Dall’inchiesta, avviata nel 2009, è venuto fuori che le prostitute, in buona parte sudamericane, attiravano i clienti con inserzioni pubblicitarie su giornali quotidiani, fornendo il proprio recapito telefonico. Inizialmente, l’alcova era in una villetta di contrada Fossarunza. Poi, dopo un blitz dei carabinieri, ci si spostò in altri immobili in zone della periferia marsalese. Intorno ai 70 la tariffa per una prestazione sessuale.
Pare che la clientela fosse piuttosto numerosa e appartenente a varie fasce sociali.
