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16/04/2017 06:00:00

Perchè la Sicilia abbandona i disabili: soldi solo a parole e impegni mancati

 Diluviano soldi e soldi, a parole, su Gianluca, Alessio, Giovanni e i disabili siciliani che, con l’aiuto delle Iene, di Pif, Fiorello e Jovanotti hanno fatto scoppiare il bubbone della mancata assistenza ai «figli di un dio minore» che hanno bisogno di un sostegno H24. Ieri, stando all’ultimo dispaccio di Rosario Crocetta, la cifra è salita a 120 milioni per il 2017 e 280 «a partire dal 2018 e per sempre». Più 300 per le ovvie «prestazioni sanitarie dirette». Evviva. Ma son soldi veri o luccicano soltanto come i fantastilioni di Paperon de’ Paperoni? I dubbi sono legittimi. Lorenzo Cherubini, che ha espresso su Facebook tutta la sua indignazione («un tragico gioco a nascondino veramente vergognoso») e la sua diffidenza riassunta nella variante di una sua celebre canzone («non mi fido di te») è solo uno dei tanti a denunciare la presa in giro dei cittadini. L’ultima promessa, fatta in contemporanea con la nuova protesta di ieri davanti alla cattedrale con Pif e l’arcivescovo Corrado Lorefice, arriva dopo troppi rinvii, troppi silenzi, troppe menzogne.

Cosa prevede la legge
Certo, nonostante siano passati i tempi in cui i disabili venivano relegati in casa nella scia di un’orribile sentenza di Gregorio Magno («Un’anima sana non albergherà mai in una dimora malata»), è l’Italia tutta a non avere verso i portatori di handicap la dovuta generosità. Basti dire, come ricorda disabili.com, che gli invalidi totali non ricoverati gratuitamente ricevono 279,47 euro al mese (con limite di 16.532 euro l’anno di reddito) e un «accompagnamento» di 512,34. Poco, per chi debba farsi carico d’una badante. A questi introiti si aggiungono, con maggiore o minore «prodigalità», le integrazioni delle regioni. Che però, spiega Pietro Barbieri, il coordinatore della Federazione Italiana Superamento Handicap, «sono mediamente intorno ai 200 euro mensili ma variano moltissimo da regione a regione. Al Nord o a Roma arrivano anche intorno ai 1.500. Nel Mezzogiorno, fatta eccezione per la Puglia e la Sardegna, siamo molto più bassi. In Sicilia è un disastro». Non perché le leggi siano scadenti: «È che non spendono neanche i soldi che hanno». Sospirano gli amministratori, nazionali e regionali: «Ah, le casse vuote... I vincoli di bilancio...». In realtà, la legge quadro 328 del 2000 dice che il disabile ha diritto a essere pienamente integrato. Dunque deve essere aiutato da un «progetto individuale». Che per chi è incapace anche di soffiarsi il naso preveda l’assistenza domiciliare piena. Ecco il nodo: quanti italiani avrebbero diritto a questa assistenza? «Da 150 a 800 mila, secondo le nostre stime», risponde Barbieri. Numeri vaghi. «In realtà non ha mai voluto contarli nessuno», spiega Giovanni Cupidi che col suo blog ha coinvolto un sacco di sostenitori, compreso appunto Jovanotti, «son tutti spaventati all’idea che il numero sia così alto da mettere in crisi i conti». Tema su cui, peraltro, è già intervenuta la Consulta: «È la garanzia dei diritti incomprimibili a incidere sul bilancio, non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione». Insomma: la precedenza va ai disabili. Certo è che dei 34 milioni di euro destinati a quelli gravi, che erano già pochi rispetto ai 120 dell’Emilia o ai 106 del Veneto, per fare un paio di esempi, la Sicilia nel 2016 non ha speso praticamente nulla. Inaccettabile. Tanto più per una Regione accusata da anni per gli sprechi di una sanità che secondo la Corte dei conti costava «il 30% più che tutta la Finlandia» e dove la Villa Santa Teresa di Bagheria faceva pagare la «terapia conformazionale statica a sei campi» 17 volte più che a Milano.

 

La denuncia dei fratelli
Fatto sta che Gianluca e Alessio Pellegrino, due fratelli inchiodati alla sedia a rotelle e all’immobilità, ebbero a un certo punto il fegato e l’ironia («siamo handicappati, non cretini») di raccontare la loro storia, le loro difficoltà, la loro rabbia per il senso di abbandono («dovremmo essere assistiti per ventiquattro ore al giorno. Il Comune ci passa due ore, la Regione una: senza gli amici saremmo persi») a Cristiano Pasca delle Iene. Che chiese conto del vuoto assistenziale all’assessore Gianluca Micciché. Era il febbraio 2016. E quello si lanciò spavaldo nell’impegno sull’«assistenza onnicomprensiva nell’arco delle 24 ore». Quando? «Entro marzo». Per mesi e mesi, mentre l’insofferenza e l’angoscia montavano in tutta la Sicilia tra le famiglie di tutti i disabili, i due fratelli hanno aspettato. Inutilmente. Finché le Iene sono tornate a ricordare all’assessore la promessa tradita. Otto ore d’attesa. Vergognosa. Indecente. Ma mai quanto la visita del politico a casa di Gianluca e Alessio, registrata in un video: «Sono qui per chiedere, tra virgolette, scusa». Sic... Dopo di che, snocciolate penose spiegazioni, ecco nuove promesse, nuovi impegni, nuove date: «Abbiamo già le risorse, ci siamo impegnati, ci siamo portati avanti con il lavoro...». Testuale. Fino ad arrivare al nocciolo: «Siamo pronti velocemente a partire... Se io rimarrò ancora assessore. Questo non sta a me ma a voi. Se mi date una mano d’aiuto a restare...». Una schifezza, per chi in un’intervista aveva parlato di «uno scoop costruito ad arte da un giornalista che ha usato due poveri ragazzi disabili, assolutamente ignari di ciò che stava accadendo per creare un caso nazionale».

Le polemiche
È lì che è venuto giù tutto. Con la nuova trasmissione di Cristiano Pasca, le proteste, le dimissioni obbligate dell’assessore, la furente telefonata in viva voce dell’attore e regista Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, a Rosario Crocetta: «Presidente, se lei non è capace di dare assistenza a queste persone si dimetta! Lei ci ha mandato Micciché. Non abbiamo più pazienza. Queste sono persone che non hanno assistenza. Se devono andare a pisciare hanno bisogno dell’assistenza. Se non è capace si dimetta!». Ed è lì che Crocetta ha capito, con le elezioni regionali alle porte, che doveva disperatamente tentare di contenere la marea di sdegno. Marea dilagante sui social, sui giornali, nelle trasmissioni radiofoniche, nei dibattiti televisivi... Magari ci crede davvero, di poter tirar fuori di colpo tutti quei soldi, il governatore. Auguri. Soprattutto per i disabili stremati dall’attesa. E con loro per i parenti, gli amici e i volontari che stanno tappando i buchi lasciati dalla regione. Se pensa però che i siciliani si accontentino della cinquantaseiesima testa di assessore (cinquantaseiesima!) che ha fatto rotolare in quattro anni stia sicuro che si sbaglia. Potrebbe promettere pure la luna, ma finché non saranno mantenuti davvero gli impegni...

Gian Antonio Stella - Il Corriere della Sera, 12 Aprile 2017