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20/04/2017 07:00:00

Marsala, il caso Spanò, le violenze e la sospensione del processo. Le reazioni

 Sono piuttosto critiche le prese di posizione degli avvocati di parte civile nel processo con rito abbreviato all’infermiere Giuseppe Maurizio Spanò, accusato di violenze sessuali su pazienti sedati per esami diagnostici nello studio del dottor Giuseppe Milazzo, dopo che l’imputato ha deciso di ricorrere addirittura alla legittima suspicione. Abbiamo raccontato ieri quello che è successo.

Spanò ha chiesto e ottenuto la sospensione del processo con una istanza in cui afferma che la rilevanza mediatica del “caso” può influenzare il giudice e i periti.. In pratica, le inchieste dei giornali sul suo caso, dicono i legali di Spanò, possono influenzare il giudice nella sua libertà di decisione.

E Spanò per “legittima suspicione”, quindi, chiede il processo venga affidato ad altro giudice. Il gup Riccardo Alcamo ha, perciò, sospeso il processo, inviando gli atti alla Corte di Cassazione, che adesso dovrà decidere se il dibattimento dovrà continuare davanti allo stesso magistrato oppure no.

“Per me – dichiara l’avvocato Vincenzo Forti - l’esito del processo è scontato. Spanò verrà condannato (il pm Silvia Facciotti ha chiesto 13 anni, ndr). Con questa richiesta sconterà un po’ più di pena agli arresti domiciliari piuttosto che in carcere. Ma, in ogni modo, il fatto più importante è che la condanna sociale è già stata emessa e non prevedere alcuna forma di appello. Una sentenza socialmente emessa sia nei confronti di Spanò che del dottor Milazzo, soprattutto alla luce delle brillanti dichiarazioni che quest’ultimo ha spontaneamente rilasciato ad alcuni organi di stampa locali”.

Insieme a Forti, Francesca Lombardo aggiunge: “Nonostante sia una facoltà legittimamente concessa all’imputato dalla legge, sicuramente è uno strumento inutilmente dilatorio ed infondato, che tende soltanto ad allungare i tempi del processo e differire nel tempo una pronuncia di condanna certa nei confronti di Spanò, così danneggiando maggiormente tutte le parti civili”.

Pure per l’avvocato Calogera Falco, la richiesta di Spanò è “un’azione palesemente dilatoria che non consentirà mai all’imputato, qualsiasi Tribunale giudicherà, di sfuggire alle proprie pesanti responsabilità”.

E anche Ignazio Bilardello parla di azione “dilatoria”, affermando: “Ritengo che la Cassazione riterrà inammissibile questo ricorso, in quanto non ci sono assolutamente i presupposti. L’articolo 45 del codice di procedura penale prevede delle forme di alterazione abbastanza precise che qui non ricorrono. Questo articolo prevede forme di alterazione in ambito locale, ma in questo caso la notizia, prima al momento dell’arresto di Spanò e poi più di recente con la trasmissione de Le Iene, ha avuto rilievo mediatico nazionale. In quanto si tratta di un fatto molto grave e particolare. Quindi, anche se spostiamo questo processo a Palermo o a Trapani, perché entro i confini del distretto giudiziario di questa Corte d’appello deve rimanere, non cambia nulla. Il fatto è di conoscenza nazionale, non è circoscritto a una situazione di influenzabilità che riguarda solo il luogo in cui è accaduto il fatto o si svolge il processo”. A questo punto, dunque, la Cassazione dovrebbe disporre che il processo si celebri magari a Panama o in Ecuador… Ah no, in Ecuador no. C’è un prete missionario marsalese, originario di Birgi, don Enzo Amato. Potrebbe aver sentito parlare del “caso Spanò”…