Giuseppe Nastasi, il titolare di “Dominus” - il consorzio che ha lavorato “esclusivamente” con Nolostand, la società controllata di Fiera Milano - “ha volontariamente agito con la finalità di agevolare la mafia”.
A metterlo nero su bianco è stata Alessandra Del Corvo, il giudice che lo condannato a otto anni e dieci mesi di carcere con rito abbreviato per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, appropriazione indebita e riciclaggio, con l'aggravante di avere agevolato organizzazioni mafiose.
A giovare più di tutti dei comportamenti di Nastasi, scrivere sempre il Gup, è stata “l’associazione mafiosa” di Cosa Nostra. Il suo obiettivo era “creare e preservare riserve occulte di denaro per foraggiare l’associazione mafiosa”.
Nastasi venne arrestato l’11 luglio scorso insieme ad altre dieci persone, tutte accusate dagli inquirenti della Dda di Milano di associazione a delinquere. A Nastasi, personaggio ritenuto “intraneo all’entourage di Matteo Messina Denaro” e suo padre Calogero venne anche contestata l’aggravante mafiosa.
In uno dei passaggi fondamentali delle motivazioni si legge, infatti, che Nastasi - che ha fatturato in tre anni “oltre 20 milioni di euro” - “ha volontariamente agito con la finalità di agevolare la mafia”, prendendo pure in considerazione “la possibilità di porre tale attività a disposizione ed al servizio di un soggetto del calibro mafioso di Matteo Messina Denaro”.
Si tratta - scrive ancora il gup - di una persona “di elevata pericolosità sociale in quanto ideatore e promotore di un sodalizio criminoso strutturato per operare in modo duraturo, programmato e continuato attraverso condotte di evasione fiscale e di riciclaggio e con una palesata capacità di infiltrazione nella realtà imprenditoriale lombarda”.
Il giudice, con la sentenza, ha anche riconosciuto a Fiera Milano, Nolostand e al comune di Milano risarcimenti come parti civili da quantificare in relazione al reato principale di associazione per delinquere aggravata dalla finalità mafiosa.