La storia processuale di Pino Giammarinaro raccolta nelle oltre duemila pagine che hanno decretato la confisca dei beni e la nuova sorveglianza speciale per cinque anni quale indiziato di mafia, è anche la storia politica, della sanità, degli affari, del malaffare, delle lobby dell’intera provincia di Trapani e una buona fetta della storia recente della Sicilia. Nel corso di questo processo sono stati ricostruiti i legami che Giammarinaro ha intrecciato sin dagli inizi della sua ascesa politico-imprenditoriale con i vertici politici della DC che proprio alla fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80 viveva i momenti drammatici dell'attacco della mafia alle istituzioni.
Tra il marzo ’79 e gennaio 1980 vennero uccisi il segretario provinciale della Dc palermitana Michele Reina e il Presidente della Regione Piersanti Mattarella. Ma se da un lato cadevano sotti i colpi della mafia le personalità più forti della Dc, dall’altro altri suoi membri con la mafia continuavano a intessere rapporti sempre più forti, e tra questi i cugini Nino e Ignazio Salvo, gli esattori di Salemi, e Salvo Lima a Palermo, con i quali Giammarinaro aveva certamente un rapporto molto stretto.
Giammarinaro e i cugini Salvo - Tra i primi a intuire i legami tra la mafia e la politica del trapanese, dove dettavano legge i cugini Salvo, fu proprio l'ex Presidente della Regione Piersanti Mattarella e di questo ne ha dato testimonianza il fratello, nonché attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Questa la sua testimonianza riguardo ai Salvo e alla malavita e alla politica in provincia di Trapani: “Il giudizio che ne esprimeva era di sospetto. Una valutazione di probabile rapporto con ambienti mafiosi, ma l'elemento principale era quello di un ruolo di inquinamento e corruzione della vita politica regionale, di un gruppo di pressione che dotato di molti mezzi finanziari e clientelari cercava di condizionare e sovente vi riusciva la vita politica della Sicilia. I Salvo erano nell'ambito della Democrazia Cristiana vicini all'Onorevole Lima ma formalmente nella loro provincia dirigevano la corrente dorotea”.
Sempre riguardo ai Salvo e stavolta in maniera diretta su Pino Gimmarinaro, Mattarella ha raccontato la storia della banca che i potenti esattori volevano aprire a Salemi. Mattarella: “Nei primi mesi del ’76 fu richiesta la costituzione e l’autorizzazione per l’apertura della Cassa Rurale di Salemi da parte di un gruppo di associati il cui rappresentante amministratore si chiamava Ignazio Lo Presti, cognato di Nino Salvo. A Lo Presti poi fece seguito come amministratore rappresentante Giuseppe Giammarinaro, socio di Lo Presti. Bene, a questa richiesta nei primi del ’76 non fu mai dato parere favorevole e non lo ebbe mai finché Piersanti Mattarella rimase all’assessorato al Bilancio, ancora per altri due anni e poi Presidente della Regione sempre per altri due anni. Per quel che so poi ebbe un parere favorevole a fine del 1980, dopo quasi un anno dell’omicidio di mio fratello e poi fu bloccato dall’intervento della Banca d’Italia”.
Il Presidente Sergio Mattarella si è espresso così su Giammarinaro, tracciando questo profilo del suo ex collega di partito: “Giammarinaro apparteneva alla corrente dorotea, quella che si raccoglieva intorno ai Salvo, ma alla fine degli anni '80, non ricordo in quale anno con precisione, divenne andreottiano perché vicino a Lima e fu candidato alle regionali come gruppo limiamo. La sua non era una buona reputazione, per il fatto che era dell'aria dei Salvo. Era un uomo di affari, c'era anche il dubbio sulle sue frequentazioni, sui suoi rapporti anche di affari e per me era sufficiente il fatto che provenisse da quell’ambiente vicino ai Salvo, per me era inopportuno metterlo in lista, ma la convinzione era così forte nel suo gruppo che vi fu incluso. era così forte la convinzione di metterlo in lista perchè c'era quella sorta di ripartizione dei posti fra le correnti, che non vi era modo di impedirlo”.
Andreotti e Giammarinaro - L'ex re della sanità trapanese ebbe il via libera per la sua candidatura dai vertici della DC ed è lui stesso a confermalo ai giudici, raccontando di avere avuto l’autorizzazione da Giulio Andreotti. Dei rapporti e dell’appoggio di Andreotti a Giammariaro ne ha parlato, invece, il collaboratore di giustizia Antonino Birrittella, che ha ricordato come per la campagna elettorale del 1991, organizzò una manifestazione elettorale al Palagranata dove ci fu la presenza dell’ex Presidente del Consiglio a Trapani per sponsorizzare la candidatura di Giammarinaro, che, invece, si espresse così su Andreotti: “Il presidente Andreotti ha voluto sapere la mia storia, ha detto: "Figlio mio, con questa storia ti possono buttare mai fuori?, La mia candidatura alle elezioni regionali del 91 venne approvata all'unanimità dal comitato provinciale di Trapani, col pieno avallo dell'onorevole Mattarella”.
Ma a questa dichiarazione del Giammarinaro i giudici hanno risposto così: "Il voto favorevole espresso anche dal gruppo mattarelliano per la designazione di Giammarinaro come candidato alle elezioni regionali non è in alcun modo in grado di mettere in dubbio le indicazioni fornite dall’On. Mattarella sul conto di Giammarinaro, sui suoi rapporti con i cugini Salvo e con l’On. Lima e sulla sua ambigua reputazione all’interno della Democrazia Cristina".