Donna Franca Florio continua a far parlare di sé. Venduta all'asta la tela a firma di Giovanni Boldini che la ritrae - alla cifra record di 1.133.029 euro a un acquirente rimasto finora anonimo - il ritratto dell'aristocratica si trova infatti al centro dell'interesse del Comune di Palermo il cui Sindaco, contrariato dalla vendita dell'opera a un privato, invoca il diritto di prelazione sull'opera appellandosi alla Regione. Ma cosa rappresenta Franca Florio per la città e la Sicilia? Tanto per iniziare, il simbolo fatto donna della Belle Epoque.
Nota come la 'Regina di Sicilia' e discendente da una delle più nobili famiglie dell'aristocrazia siciliana, donna Franca era infatti l'indiscussa animatrice degli appuntamenti del bel mondo palermitano. Colta, intelligente, la dama parlava fluentemente quattro lingue e la sua eleganza sembra abbia sedotto centinaia di uomini, tra cui Gabriele d'Annunzio e Guglielmo II di Germania, per i quali era rispettivamente l'"Unica" e la "Stella d'Italia". Donna Franca era anche abile imprenditrice che aiutava il marito Ignazio negli affari di famiglia.
Per immortalare la bellezza e la grazia della moglie, nel 1901 Ignazio Florio commissionò al pittore ferrarese Giovanni Boldini un dipinto che ne rappresentasse degnamente la famigerata eleganza. La versione originale dell'opera raffigurava donna Franca fasciata da un regale abito da sera nero impreziosito da vari ricami dorati, munito anche di maniche lunghe con intarsi ai polsi. In seguito a vari ripensamenti, Boldini sarebbe intervenuto sulla tela altre due volte, inserendovi una seggiola e scoprendo le braccia della nobildonna. Dell'opera, quindi, esiste una sola versione, rinnegando così una certa aneddotica secondo cui Ignazio Florio, oltraggiato dalla valenza osé della tela attuale (considerata erroneamente la "prima versione"), commissionò all'artista un altro dipinto, stavolta meno provocante, con l'allungamento della veste e l'alzata della spallina.
Un'analisi ai raggi X ha infatti evidenziato come si trattasse di tre versioni sovrapposte sulla stessa tela: inizialmente l'abito, era dipinto con maniche lunghe e intarsi sui polsi, con un décolleté abbellito con ricami e una gonna riccamente decorata con strascico. L'abbigliamento venne ridipinto con un abito meno ricercato con braccia nude e caviglie scoperte. La tela, esposta alla Biennale di Venezia nel 1903, fu portata a compimento solo nel 1924. A causa del tracollo economico dei Florio, Boldini fu tuttavia costretto a vendere la tela tra il 1927 e 1928, al Barone Rotschild che la porto con sé in America. L'opera ritornò quindi in vendita nel 2005, quando fu battuta da Sotheby's e acquistata per ottocentomila euro dalla Società Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, riportandola così a Palermo.