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06/05/2017 07:22:00

Processo Scimonelli per omicidio Lombardo, parlano i due killer pentiti

 Hanno ribadito le loro accuse anche davanti ai giudici della Corte d’assise di Trapani i due rei confessi dell’omicidio di Salvatore Lombardo, 47enne pastore con precedenti penali, ucciso con due fucilate, a Partanna, davanti il bar “Smart Cafè”, il 21 maggio 2009.

A confessare, dopo l’arresto, che furono loro a compiere il delitto sono stati Attilio Fogazza, 45 anni, di Gibellina, e Nicolò Nicolosi, anch’egli di 45 anni, di Vita. A sparare fu quest’ultimo, mentre Fogazza era alla guida dell’auto con cui fu raggiunta la vittima. E autoaccusandosi, i due killer pentiti hanno affermato che il mandante fu il 49enne Giovanni Domenico Scimonelli, presunto boss mafioso di Partanna vicino a Messina Denaro.

“Fu Scimonelli a dirci di uccidere Salvatore Lombardo – hanno sostanzialmente ribadito in aula Fogazza e Nicolosi, che lo scorso 21 aprile sono stati condannati a 16 anni di carcere dal gup di Palermo - Se non l’avessimo fatto, saremmo stati noi a rischiare la pelle…”.

Lombardo, secondo il racconto dei due pentiti, sarebbe stato punito per il furto di un furgone carico di merce del supermercato Despar, di cui, all’epoca, il presunto boss partannese sarebbe stato gestore di fatto.

“Quando Scimonelli ha scoperto che era stato Lombardo a fare il furto nel suo supermercato – ha dichiarato Fogazza – mi disse che questi se ne doveva andare, facendo roteare la mano con le due dita indice e medio”. Il tipico segnale siciliano che sta a indicare la “morte”. Il fucile per compiere l’agguato sarebbe stato preso nelle di Partanna. Era in un grosso fusto utilizzato per le olive nascosto sottoterra, all’interno del quale c’erano due fucili, pistole e anche una mitraglietta. Un piccolo arsenale che, secondo il pentito, era nella disponibilità del clan Messina Denaro. “Dopo l’omicidio – ha proseguito Fogazza – abbiamo gettato il fucile sotto un cavalcavia, dove l’indomani fu recuperato da Scimonelli, che poi lo ha distrutto. Questo ce lo disse lui”. Nicolosi ha, poi, confermato di essere stato lui a sparare. Ma per l’avvocato Calogera Falco, difensore di Scimonelli, nel racconto dei due pentiti ci sarebbero non poche “incongruenze”.