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24/05/2017 06:00:00

Mafia e logge a Trapani, oggi il prefetto Priolo in Commissione antimafia

Verrà ascoltato questa mattina dalla Commissione parlamentare antimafia il prefetto di Trapani, Giuseppe Priolo. I rapporti tra mafia e massoneria e la situazione al Comune di Castelvetrano, dove è in corso un'ispezione dopo lo scioglimento del consiglio comunale, saranno al centro dell'audizione. E’ stata la presidente della commissione Rosy Bindi a chiedere l’intervento di Priolo. Dalla scorsa estate ci sono sul tavolo della commissione i fascicoli sulle logge massoniche e  gli elenchi degli iscritti alle obbedienze.

Sui rapporti tra mafia e massoneria, oltre all’indagine in corso della Commissione parlamentare, che ha già ascoltato il procuratore aggiunto Teresa Principato lavora anche la Procura antimafia di Palermo, la stessa Procura di Trapani e quella di Caltanissetta, in particolare quest’ultima sulle minacce ricevute dall’ex procuratore capo di Trapani Marcello Viola e dal pm Andrea Tarondo.

Per spiegare ai componenti della commissione antimafia la lunga latitanza del boss di Castelvetrano, il procuratore aggiunto Teresa Principato ha parlato di coperture eccezionali e di logge della massoneria internazionale. E sulle indagini che riguardano Cosa nostra e la massoneria deviata in Sicilia e in particolare quella di Trapani e Agrigento si intrecciano tra loro anche le dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia il calabrese, Marcello Fondacaro, l’agrigentino Giuseppe Tuzzolino e il trapanese Nino Birrittella, che ricondurrebbero all’esistenza di una “Superloggia” come centro di potere e riferimento per gli affari e gli appalti pubblici dell’Isola, e della quale farebbe parte lo stesso Matteo Messina Denaro.

Una loggia con tanti interessi come per esempio, secondo quanto riferito da Tuzzolino, quello dalla costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia di Marsala.

Di una superloggia segreta, che raccoglie uomini influenti di tutta la Sicilia, che ha le mani sugli appalti pubblici dell’isola c’è traccia anche nelle dichiarazioni intercettate all’imprenditore mazarese Michele Accomando, arrestato nel 2007 con l’operazione antimafia “Black Out”.

Accomando sarebbe stato per l'associazione mafiosa, una delle fonti di sostentamento per la latitanza dei boss Andrea Mangiaracina e Natale Bonafede, e al tempo stesso uno strumento per la gestione del territorio, con il funzionario comunale Giuseppe Sucameli delle gare pubbliche bandite dal Comune di Mazara del Vallo.

Nell'inchiesta che portò all’arresto di Accomando venne fuori un coinvolgimento della massoneria nel sistema di controllo degli appalti pubblici costruito dal un gruppo di imprenditori, commercianti, dipendenti comunali e operai, tutti ritenuti organici o contigui al mandamento mafioso di Mazara del Vallo.

L'indagine ha scoperto un patto finalizzato inizialmente alla gestione della latitanza dei due boss e dopo l'arresto, nella notte del 31 gennaio 2003, avvenuto in una villetta nelle contrada sud di Marsala, al controllo degli appalti pubblici. Le intercettazioni, in particolare, rivelavano agli inquirenti la ''dichiarata appartenenza dell'imprenditore Michele Accomando a una loggia massonica, di natura e radice imprecisata, operante a Mazara del Vallo e, per suo stesso dire, diffusa tramite altri 'fratelli' in altre zone del territorio siciliano''.