Tornano a farsi sentire gli ex lavoratori della Gruppo 6 Gdo, l’azienda confiscata a Giuseppe Grigoli, il re dei supermercati condannato per mafia.
In un sit-in ad oltranza davanti ai cancelli del Centro Distribuzione, che va avanti da qualche giorno, hanno annunciato che consegneranno le loro tessere elettorali in prefettura, perché stanchi delle promesse non mantenute che si sono succedute da anni. Convinti di non votare per nessuno nemmeno in occasione delle prossime amministrative dell’11 giugno, sempre se le elezioni ci saranno, vista l’aria di scioglimento per mafia che si fa sempre più incombente.
Una cinquantina di ex dipendenti, infatti, sarebbero ancora senza lavoro e la situazione è più drammatica di quello che sembra, soprattutto perché il messaggio che è passato in questi mesi (forse anni) è che la quasi totalità dei 500 lavoratori ex Despar siano stati tutti riallocati, in un modo o nell’altro.
Ma la principale azienda sequestrata, confiscata e poi fallita, è la Gruppo 6. Insomma, se buona parte dell’indotto rappresentata sostanzialmente dai punti vendita, ha avuto la possibilità di rinascere, lo stesso non può dirsi del CeDi (Centro Distribuzione).
Ed al di là dell’esiguo personale di vigilanza, la grande struttura che ospitava la distribuzione è abbandonata al degrado. C’è ancora merce alimentare rimasta nei magazzini e perfino su un camion posteggiato nell’area vicina. Merce andata a male e ricettacolo di topi.
Dietro il CeDi c’è una cabina elettrica che ha subito l’assalto dei ladri di rame ed è rimasta aperta da parecchi mesi. Vicino ci sono invece i locali della Special Fruit, anch’essa confiscata ed in totale abbandono.
Gli ex lavoratori, arrivati intanto al terzo giorno di sit-in, al momento in cui scriviamo stanno raccogliendo in una scatola, con la scritta “io e la mia famiglia non votiamo”, le loro tessere elettorali per “una disobbedienza civile, vista l'assenza delle Istituzioni nel trovare delle soluzioni al nostro problema – annunciano su Facebook - Vogliamo rinunciare a un diritto sapendo che non ci sentiamo rappresentati ad ogni livello. Se qualcuno di voi volesse solidarizzare e vuol far sentire la sua voce insieme alla nostra può consegnare anche la sua scheda elettorale... Che poi verranno consegnate presso la prefettura di Trapani.”
Insieme ai lavoratori ci sono la Ggil e la Uil. Abbiamo ascoltato Gaspare Giaramita della Cgil che ha chiarito un po’ di cose di questa grottesca situazione:
“Il tempo passa. Siamo quasi alla scadenza della seconda mobilità per gli ex dipendenti della Gruppo 6 gdo, che rimarranno senza un centesimo per mantenere le loro famiglie. Ad oggi non abbiamo risposte dalle istituzioni, anche a seguito delle promesse che sono state fatte e che non sono state mantenute”.
Che risposta può dare a chi dice che in fin dei conti la maggior parte dei 500 lavoratori è stata riallocata e ne restano ormai pochi?
I dipendenti erano in realtà circa 190 (appunto, senza contare l’indotto, ndr). Con la riapertura della rete vendita sono stati ricollocati 100 lavoratori, mentre altri hanno trovato lavoro per conto proprio. Ma noi siamo qui a chiedere risposte per questi 50 e lotteremo fin quando l’ultimo lavoratore sarà ricollocato e fin quando questa struttura sarà riattivata e riconsegnata alla collettività.
Ho sentito che siete stati chiamati dall’Assemblea Regionale Siciliana. Che spiragli ci sono?
Siamo stati chiamati dalla Quinta Commissione dell’Ars (quella in cui c’è anche il castelvetranese Giovanni Lo Sciuto, ndr), ma non abbiamo avuto nessuna risposta e nessun riscontro a questi inviti che abbiamo ricevuto.
Attese su attese, quindi. E dei 13 lavoratori che avrebbero dovuto cominciare a lavorare presso tre “nuovi” punti vendita (Marsala, Mazara e Trapani)? I punti vendita ritardano l’apertura, perché l’azienda che dovrebbe rilevarli attende un certificato antimafia dalla prefettura di Bari da almeno 5 mesi. Avrebbero dovuto essere assunti già da gennaio, ma senza quel certificato non ci può essere il nulla osta da parte dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati.
Intanto i movimenti politici in corsa per il prossimo governo della città, hanno cominciato a farsi sentire. Il Candidato sindaco Maurizio Abate di Aria Nuova, ed Erina Vivona di Andare Oltre, hanno parlato con i lavoratori.
Abate ha poi pubblicato su Facebook una nota che riportiamo di seguito:
“Ex dipendenti del gruppo 6 Gdo, Ieri Personalmente mi sono precipitato da Voi , dopo che ho saputo del vostro, ulteriore grida di aiuto e rammaricato del vostro intento di depositare le schede elettorali alla prefettura come segno di protesta, sbagliatissimo sarà questo gesto di arresa, dobbiamo reagire e votare contro chi, ci ha portato in questo stato di fatto, abbandonandoci a noi stessi ed insieme creeremo occupazione mettendo in prima fila, voi tutti ex dipendenti del gruppo 6. Creeremo lì, lo sportello unico del lavoro e saremo tutti partecipi, al cantiere imprenditoriale innovativo del sottoscritto, candidato sindaco per Castelvetrano.”
Secondo l’avvocato Erina Vivona, candidato sindaco di Andare Oltre, c’è stato poco sulla possibile utilizzazione di questo centro. “Sarebbe astratta l’idea – ha aggiunto - di trovare un imprenditore che possa venire ad investire su qualcosa che si deve creare ex novo e su cui non c’è neppure un’idea. La pubblica amministrazione ha la funzione di sedersi ad un tavolo con tutti coloro che sono coinvolti ed interessati in qualche modo e cercare di realizzare un patto sociale in modo da gestirci con le nostre cose, facendo rimanere le nostre risorse all’interno del nostro territorio. Insomma, abbiamo gli alberghi e le campagne che potrebbero produrre di tutto”.
In quest’ottica il progetto del fondatore del movimento, Francesco Bongiorno, sarebbe quello di trasformare la struttura in un centro di stoccaggio dei prodotti per quanto riguarda i negozi e tutti gli alberghi della provincia di Trapani.
“Noi non vogliamo strumentalizzare la situazione – ha affermato Bongiorno – non promettiamo posti di lavoro, ma abbiamo un progetto, che qualche anno fa è stato presentato alla politica locale che ha fatto orecchio da mercante perché pensavano che era troppo difficile. Ma è assolutamente fattibile, se c’è un patto sociale tra le pubbliche amministrazioni ed il comparto sociale ed imprenditoriale castelvetranese. Questo comporterebbe un aumento dei posti di lavoro e del Pil procapite delle famiglie.”
Certamente un argomento molto spinoso, che si scontra con la stanchezza di quei lavoratori non ancora allocati, che non potranno più contare nemmeno sulla mobilità, già scaduta o quasi. Un argomento che potrebbe però essere oggetto di confronto pubblico tra i candidati sindaci, a prescindere se si arriverà alle votazioni dell’11 giugno.
La nostra redazione sta valutando la possibilità di realizzarlo a breve.
Egidio Morici