Nel 1997, quando aveva 48 anni, venne condannato a 10 anni di reclusione per associazione mafiosa. Da allora sono trascorsi 20 anni, eppure l'uomo non ha scontato neanche un giorno di carcere. Ha trascorso tutto questo tempo ai Caraibi, poi è rientrato in Italia da uomo libero e senza nessun carico pendente. Protagonista della vicenda, raccontata da Il Giorno, un pisano di 68 anni che non solo è riuscito a farla franca, ma ha trascorso un lungo periodo della sia vita in uno dei luoghi più affascinanti del mondo. Merito – o forse "colpa" – dell'articolo 172 del codice penale: “La pena della reclusione si estingue col decorso di un tempo pari al doppio della pena inflitta, non inferiore a dieci anni e non superiore ai trenta”.
La vicenda risale al 1996: l'uomo aveva 47 anni ed era indagato per la gestione di case da gioco clandestine in Versilia, nell’ambito di un’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose. A provare il suo coinvolgimento erano stati due gradi di giudizio; nel 1997 l’uomo era stato condannato in via definitiva dalla Corte d’Assise di Firenze a 10 anni di reclusione, ma da quel momento aveva fatto perdere le sue tracce. Le ricerche erano andate avanti per anni, coinvolgendo la squadra mobile di Pisa e la polizia di altri stati, tramite mandati di cattura internazionali. Il latitante viveva ai Caraibi, da dove è rientrato solo quest’anno: quando è atterrato a Fiumicino era ormai un uomo libero, essendo trascorso il doppio del tempo previsto della pena, ovvero vent’anni. Dal momento che non è mai stata scontata, la pena della reclusione si considera estinta, ma il reato no.