Nelle parti precedenti di questa inchiesta sul dragaggio dei fanghi del porto canale e loro conferimento in ‘Colmata B’, già pubblicati da Tp24.it, abbiamo analizzato molti aspetti di tale intricata vicenda. E, soprattutto, avevamo approfondito, passo dopo passo, le procedure necessarie, messe in campo dai vari enti preposti, per scriverla parola fine su questa assurda vicenda. Quell’area, però, ha una valenza ambientale particolare. Lo scrisse, già nell’ottobre 2011, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Oggi pubblichiamo – per primi e in esclusiva – una nuova nota o ‘parere’ come scritto nel documento stesso, sempre dell’ISPRA, che potrebbe costituire una specie di ‘imprimatur’ finale e negativo sul tentativo di buttare i fanghi nella Colmata B.
L’ISPRA E IL ‘VALORE ORNITOLOGICO LAGUNA DI TONNARELLA’ – “Con riferimento alla nota pervenuta a questo protocollo in data 4/S/2017 – scrivono dall’Istituto – si conferma la sostanza del giudizio espresso, con precedente parere ISPRA (prot. n. 0036402 del 31/10/2011), relativo al sito in oggetto. A titolo dì aggiornamento – continua il documento a firma di Nicola Baccetti, responsabile ISPRA dell'area per l'epidemiologia, l'ecologia e la gestione della fauna stanziale e degli habitat – per l'ultimo quinquennio, si allega alla presente una tabella riassuntiva dei risultati dei censimenti invernali coordinati da questo Istituto, sulla quale i valori registrati nel sito della Tonnarella sono messi a confronto con l'attigua zona protetta di Capo Feto, afferente al comprensorio Ramsar. Per quanto relativo ad aspetti più generali del locale popolamento ornitico, si rimanda allo studio di S. Surdo e A. Barbera, facilmente reperibile in rete.
CONFERMATE LE NOSTRE PERPLESSITÀ – Non possiamo dire di essere stati profetici, ma quasi. Nella terza parte di questa inchiesta, infatti, avevamo esposto i dubbi e le perplessità derivanti dal nostro esame dello ‘Studio di incidenza ambientale’ redatto da Antonino La Mantia. Interrogativi che nascevano da un passaggio specifico di tale studio in cui, con una certa ‘sicumera autoreferenziale’, si affermava che “per gran parte delle specie ornitiche osservate, l’area di intervento (Colmata B) è un luogo di sosta occasionale durante la traversata migratoria del Canale di Sicilia, peraltro di scarsa significatività se confrontata ai siti più rilevanti sotto il profilo naturalistico più prossimi: Capo Feto e Gorghi Tondi”.
Il passaggio successivo, in particolare, sempre secondo la valutazione di La Mantia, lasciava parecchio interdetti: “Tutte le osservazioni condotte sugli impatti nei riguardi di habitat e specie animali sono concordi sul fatto che l’opera prevista avrà un’incidenza sull’ambiente non significativa poiché: non è sito appartenente al circuito ‘Natura 2000”. Una ‘concordia’ presunta su cui Tp24.it aveva indagato in rete, verificando che, in realtà, qualche studio diverso, in materia, c’era. E quale era il documento da noi citato? Proprio lo studio di Surdo e Barbera. Lo stesso che l’ISPRA, pochi giorni fa, ha inserito come riferimento (linkato poco sopra in questo articolo) in quest’ultimo parere, corredato di ulteriori tabelle specifiche, inerenti il numero e le specie ornitologiche rilevate dal 2011 al 2015, in due differenti aree naturalistiche: ‘Capo Feto’ (sito TP 1106) e ‘Tonnarella’ (sito TP 1109).
UNA GARA D’APPALTO ESPLETATA SENZA CRITERIO – Non c’è una cosa, o quasi, che in questa strana vicenda del dragaggio del porto canale – ma in realtà la questione è tutta sullo sversamento dei fanghi (di cui una parte inquinata) in Colmata B – abbia una specie di ‘consecutio temporum’, una consequenzialità e una logicità temporale, almeno dal punto di vista delle procedure. Si è realizzata, infatti, una progettazione, a livello di opera pubblica, prima che si facessero tutti i necessari passaggi relativi alle valutazioni ambientali. E, addirittura, si è indetta, oltre un anno fa, una gara di appalto – che è stata pure aggiudicata – quando non erano stati completati tutti i passaggi previsti dalle normative vigenti. Come è possibile che si agisca in tale maniera dilettantistica, confusionaria, chiusa al confronto con la cittadinanza e quindi poco trasparente? Misteri di Mazara.
Nei prossimi giorni proseguiremo nel racconto, a ritroso, di altri aspetti poco chiari e sui quali proveremo a gettare luce, poiché il territorio deve essere ‘cosa di tutti’ e, non solo, dei burocrati dei politici o dei ‘bene o meglio informati’.
Alessandro Accardo Palumbo
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