E’ da cittadino che Angelo Tamburello si rivolge a Castelvetrano. Il senso è quello dei manifesti apparsi in città qualche giorno fa: “Ora basta!”, risorgiamo.
Viene da solo alla conferenza stampa che aveva annunciato e si rivolge agli altri “cittadini che sono rimasti soli - afferma – Non abbiamo un Comune, non c’è più la Provincia, la Regione sta diventando un oggetto misterioso ed il governo centrale governa senza un’espressione diretta del popolo.”
Mette subito in chiaro che non è “mandato da nessuno” e che non “rappresenta nessuno”.
“Ho il mio trascorso politico (è stato consigliere comunale di AN per due mandati, dal 1993 al 2001 e poi assessore alle opere pubbliche fino al 2007, ndr), ma il mio partito non esiste più da diversi anni. Quindi non rappresento né un partito, né un gruppo, né una coalizione o ex coalizione – ha aggiunto – ma rappresento me stesso che sono un cittadino di Castelvetrano”.
Spiega di non considerare negativamente l’arrivo dei commissari (il Comune è stato sciolto pochi giorni fa) e che i mesi a seguire saranno necessari per fare pulizia nella politica che, nel tempo ha prodotto una preoccupante disaffezione nei cittadini, a qualsiasi livello.
Il noto avvocato castelvetranese ha intenzione di creare un’assemblea cittadina permanente, che possa esprimere una delegazione di 6/7 persone per instaurare un rapporto con i commissari che amministreranno la città almeno per almeno 18 mesi: “Non farò parte di questa delegazione e, se vogliamo, non è nemmeno necessario che io faccia parte dell’assemblea. Voglio solo reagire e soprattutto voglio che la città reagisca”.
Insomma, una sorta di civico “governo ombra” fatto da “singoli cittadini, giovani, categorie produttive e turistico-alberghiere, volontariato, associazionismo, scuole, sport, parrocchie – ha concluso - un consiglio comunale che non c’è, come mai è esistito”.
Ha spiegato che, se necessario, sarà fatta anche una stipula notarile, in modo da avere titolo per interloquire con i commissari.
Gli abbiamo fatto tre domande.
Perché nel recente passato, lei è sparito dalla vita politica della città, pur avendo una formazione politica compatibile con uno dei gruppi che si era proposto per le ultime amministrative dell’11giugno? Non l’hanno cercato? Non li ha cercati lei?
Voglio essere sincero fino in fondo, perché nei social non possano spuntare delle critiche infondate. Io ho finito di fare politica nel 2012. Ad un certo punto ho pensato che la mia esperienza politica fosse finita, non avendo deciso di fare il politico per carriera. Avevo smesso a malincuore. Certo, è evidente che non sia stato nemmeno cercato, però nella ultima campagna elettorale, ho provato insoddisfazione per l’offerta politica da parte dei candidati. Lo dico in maniera semplice e diretta, come sono abituato a fare: non ho visto un candidato sindaco presentare un programma che affrontasse tutte le criticità di Castelvetrano. Proporre il paese dei balocchi è ormai diventata un’abitudine storicamente diffusa e a tutti i livelli. Noi non ce lo possiamo permettere. Non possiamo ambire a fare, in cinque anni (ma neanche in dieci o quindici), della nostra città il paese dei balocchi. Io avrei fatto un elenco delle cose negative da risolvere che ci sono a Castelvetrano, ecco perché mi ero proposto a quella coalizione (il gruppo Errante – Lo Sciuto, che poi espresse il candidato sindaco Perricone, ndr). Ma non ho mai preteso che dovessero candidare me. Piuttosto chiesi loro di poter partecipare alle primarie che stavano per organizzare, in modo da poter esporre all’assemblea il mio programma per Castelvetrano. Poi l’assemblea, avrebbe valutato e deciso autonomamente. Mi è stato detto di no.
Delle due l’una: o la mia proposta fu ritenuta indecente. Oppure l’assemblea era largamente orientata. Nessuno mi diede la possibilità di confrontarmi. Come al solito non avevo dieci amici dietro, ma volevo solo cercare di convincere gli altri che avrei avuto davanti. Ma questi sono fatti ormai datati, che riguardano il dicembre del 2016. Ciò che sto facendo adesso non ha nulla a che fare né con mancate candidature passate, né con strategie elettorali future. Lo sto facendo soltanto come cittadino indignato.
Ha sottolineato che questo non è un partito o un movimento. Possiamo considerarlo una sorta di osservatorio civico di interlocuzione con i commissari? Ed in quest’ottica, c’è spazio per l’apertura a coloro che hanno la sua stessa voglia di far risorgere la città, ma hanno magari una formazione politica diametralmente opposta?
Basta sentirsi cittadini consapevoli. E poi, attenzione, io non voglio fare il guru della situazione e non ho preclusioni nei confronti di qualsiasi parte politica. Possiamo metterci tutti insieme.
Che cosa pensa delle dichiarazioni dell’ex candidato sindaco Maurizio Abate sulla mafia? Sono state dichiarazioni riportate dalla stampa nazionale, delle quali ha parlato anche Rosy Bindi.
Sono dichiarazioni che fanno rabbrividire. Fortunatamente era una candidatura del tutto marginale, perché non credo che potesse assurgere a chissà quali risultati, ma queste affermazioni non possono che far rabbrividire tutte le persone oneste di Castelvetrano. Non si può consentire che ci sia qualcuno che, forse per inesperienza o per ignoranza, possa fare dichiarazioni di questo genere. Io ne prendo le distanze, le contesto, le respingo al mittente e dico che non appartengono a Castelvetrano.
Egidio Morici