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27/06/2017 06:00:00

Castelvetrano, il Comune, la mafia: le ragioni di Felice Errante. Il documento integrale

 “Mi viene difficile accettare il classico mascariamento in salsa sicula, che tanto per le strade di Castelvetrano, quanto dagli osservatori esterni, equivale ad una condanna per collusione”.

E’ quello che dice l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante, dopo lo scioglimento e il commissariamento per mafia del Comune che ha guidato fino allo scorso Aprile, avendo preparato anche un memoriale che ha reso pubblico. Un memoriale in cui risponde, punto su punto, alle contestazioni della commissione prefettizia che hanno portato allo scioglimento. LO POTETE SCARICARE INTEGRALMENTE CLICCANDO QUI. 

“Ho solo l’esigenza di continuare a protestare la mia integrità morale – afferma Errante - e ciò fino alla fine, ed offrire alle tante persone che mi conoscono e che mi stimano per quello che ho fatto nella vita, la versione dei fatti”.

L’ex sindaco tiene ad informare che fino al luglio del 2016, il prefetto di allora non aveva ravvisato elementi per “disporre atti sanzionatori, ovvero ispettivi nei confronti del Comune di Castelvetrano”.

Le cose sarebbero cambiate con l’operazione Ebano del dicembre successivo (in cui due dipendenti comunali sono risultati indagati per vicende legate ad appalti) e col sequestro dei beni agli Adamo del febbraio 2017. Eventi che, sottolinea Errante, “non potevano non determinare un innalzamento del livello di attenzione degli organi a ciò preposti sulla nostra città”.

La relazione prefettizia è molto dura, ma secondo l’ex primo cittadino, mancherebbe di contestazioni specifiche: “Inopportunità, vicinanza a soggetti controindicati, presunzioni e troppi ‘verosimilmente’ senza contestazioni specifiche, almeno sino ad oggi. Valutazioni impietose sulla gestione amministrativa dell’Ente, definito deficitario in quasi ogni settore, che invero appartengono alla sfera delle valutazioni politiche sull’operato di taluno, generalmente valutate dai cittadini al momento del voto per il rinnovo degli organi elettivi. Nel mondo del diritto e in una società dove la legge disciplina i comportamenti degli associati, una scelta, un’azione amministrativa o lo è, o non lo è conforme a legge. Una nomina, un provvedimento sindacale, una delibera, ovvero una direttiva, ha procurato una utilità alla mafia o non l’ha procurata”.

Insomma, è come se ad Errante non sia andato giù il fatto che le contestazioni non abbiano fatto riferimento ad atti precisi, in modo da capire se siano stati o meno oggetto di condizionamento mafioso: “Pur essendo l’accertamento un atto amministrativo, in particolare di alta amministrazione, e per gli effetti di natura discrezionale, il ‘si presume’, il ‘verosimilmente’, a mio modesto avviso non bastano, non sono sufficienti a colpire quasi a morte l’onorabilità delle persone.”

Non che avesse mai dubitato dell’oggettività degli accertamenti ispettivi ma, aggiunge, “è strano che non abbiano contato nulla, tanto da non dover essere degni di una men che minima menzione, i tanti atti concreti posti in essere dalla mia amministrazione in tema di legalità”.

Un lungo elenco che va dalla costituzione di parte civile in tutti i processi di mafia, ai piani anticorruzione; dal regolamento per il riconoscimento delle agevolazioni nel pagamento dei tributi locali, in favore di quelle imprese che hanno sporto denuncia nei confronti di atti estorsivi al regolamento sulle modalità di pubblicità e di trasparenza dello stato patrimoniale dei titolari di cariche pubbliche elettive e di governo. Senza contare la presidenza (sempre eletto all’unanimità) per due mandati consecutivi del consorzio trapanese per la legalità e lo sviluppo (presenti anche commissari prefettizi in rappresentanza di altri comuni commissariati).

Non si tratta di valutazioni politiche: “Sono perfettamente consapevole di non essere dalla parte politica giusta – aggiunge – ma spero di avere la possibilità di fornire la mia versione dei fatti e nella parte che mi riguarda, e solo su quella, sulla scorta degli atti in mio possesso e per i fatti a me noti.”

Il riferimento è anche alle delibere, ai provvedimenti e agli atti sindacali, che sono circa 3.600 nel corso del quinquennio di amministrazione.

“Comprenderete come sia difficile individuare quelli oggetto di contestazione – ha sottolineato Errante -. Sono certo comunque che nessuno di questi atti ha, almeno intenzionalmente e con scienza, agevolato o favorito la locale consorteria mafiosa, e che gli stessi non sono mai stati collazionati ed emanati in dipendenza di condizionamenti criminali”.