Giuseppe Marcianò, l'uomo ucciso giovedì scorso a Tre Fontane con due colpi di pistola era indagato per traffico di persone migranti. Avrebbe fatto parte di un'organizzazione che opera in tutto il territorio trapanese, dedita al traffico dell'immigrazione clandestina e al contrabbando illegale di tabacchi.
Marcianò, originario di Carini, parente dei mafiosi Burzotta di Mazara del Vallo, viveva da anni nella località balneare di Campobello di Mazara assieme alla moglie e ai due figli che a quanto pare sin da subito hanno iniziato a collaborare con gli inquirenti. Il suo ruolo all’interno dell’organizzazione sarebbe stato quello del basista e per questo già da tempo gli inquirenti della Guardia di Finanza avevano iniziato ad indagare su di lui che in passato aveva avuto un precedente riguardante un traffico di droga che interessava Sicilia, Calabria e Colombia.
Gli investigatori stanno cercando di capire se ci sono dei collegamenti tra l’omicidio di Marcianò e gli arresti di quattro extracomunitari di nazionalità tunisina accusati di favorire l’immigrazione clandestina, traffico di tabacchi e l’omicidio di un giovane immigrato, avvenuto a Capo Granitola a fine maggio.
E’ questa dunque una delle piste che gli inquirenti stanno seguendo anche se non escludono la pista mafiosa. Ieri, infatti, c'è stata l'autopsia sul corpo di Marcianò che ha confermato che le armi da fuoco che hanno colpito la vittima sono di due tipi. Le indagini hanno permesso di stabilire che l'auto usata per compiere il delitto era stata rubata mesi addietro e che la modalità e la tempistica dell'omicidio è stata calcolata e premeditata in ogni dettaglio.
Gli spari da un'auto in movimento con l'obiettivo colpito con precisione da professionisti e tutto il contesto, insomma, è quello di un vero e proprio omicidio di mafia per regolamento di conti ma il fatto che la vittima aveva così tanti affari porta a pensare anche ad altro. Come abbiamo detto, per esempio, un affare era quello dell'immigrazione clandestina, poi c'erano le sigarette di contrabbando, e poi ancora i traffici illeciti nelle cave, senza dimenticare le sue ingombranti parentele mafiose. Le indagini al momento sono svolte sia dal Dipartimento Distrettuale Antimafia di Palermo che dalla Procura della Repubblica di Marsala.
Sul caso dell’omicidio Marcianò è intervenuto il sindaco di Campobello di Mazara, Giuseppe Castiglione, che ha chiesto un incontro urgente con le forze dell’ordine, auspicando un rapida soluzione del caso e assicurare gli autori alla giustizia.
“Un crimine così efferato riporta dopo anni il nostro paese agli onori della cronaca per fatti che sembrerebbero riconducibili alla mafia - le parole del primo cittadino -. Respingiamo con forza questa etichetta, perché la nostra Campobello è una comunità fatta di tantissime persone oneste, che non possono e non devono essere in alcun modo identificate con la mafia”.