“Quello di l'ogghiu", quello dell'olio, così Epifanio Agate definiva Matteo Messina Denaro. Agate è il figlio del boss e massone mazarese Mariano, uno dei fedelissimi di Riina e Provenzano e uomo tra i più potenti della mafia trapanese. Agate junior, 44 anni, nei giorni scorsi è finto nuovamente in cella con l'accusa di intestazione fittizia di beni. A dicembre del 2016 era stato arrestato nell'ambito dell'operazione antimafia Ermes 2, ma rilasciato dopo un ricorso al Tribunale del Riesame. Adesso è nuovamente agli arresti e anche per la moglie, Rachele Francaviglia, 34 anni, coinvolta nella stessa operazione, è scattato l’obbligo di dimora.
Epifanio Agate è un commerciante di prodotti ittici, ma per gli inquirenti le sue aziende My Land e Fishmar sono intestate a terzi, come emerso dalle indagini. E’ per questo motivo che la Sezione Riesame di Palermo, ha rigettato l’istanza di Agate e ripristinato la misura cautelare della custodia in carcere.
Anche se non indagato ufficialemente è entrato sin dall’inizio nelle intercettazioni degli inquirenti già alla prima operazione Ermes che ha portato agli arresti di diversi postini del latitante Matteo Messina Denaro, tra cui Vito Gondola, detto Coffa, che dopo la morte di Mariano Agate ne è diventato l'erede a capo del mandamento di Mazara.
Gondola è stato intercettato mentre commentava la fine ormai prossima del vecchio boss: "A Mariano mischino l'abbiamo perso...u zu Mariano è finito", e alla morte non potendo avvicinarsi ai familiari di Mariano Agate, mandò un emissario ad incontrare il figlio, Epifanio Agate, con un ordine preciso, rimasto registrato in una delle tante intercettazioni dei poliziotti della Squadra Mobile di Trapani, "devi dire ad Epifanio che lui ha perduto suo padre, io ho perduto mio fratello".
Le indagini della Squadra Mobile hanno svelato il ruolo del rampollo di mafia, ben inserito nel mondo del commercio con due società intestate al prestanome, anch'egli arrestato, Nicolò Passalacqua coinvolto nell'operazione Ermes 2. Nelle intercettazioni che riguardano direttamente Epifanio Agate, gli uomini della Mobile diretti da Fabrizio Mustaro, l'hanno sentito chiamare Messina Denaro “quello di l’ogghiu”, il motivo di questo nuovo soprannome del boss castelvetranese abbinato all'olio rimane un mistero.