Ha chiesto il giudizio con rito abbreviato il difensore del 37enne campobellese Pietro Luca Polizzi, arrestato nell’operazione “Eden” (13 dicembre 2013) e processo, in Tribunale, a Marsala, per voto di scambio politico-mafioso.
A difendere Polizzi è l’avvocato calabrese Renato Vigna, che ha replicato così alla del pm della Dda di Palermo Carlo Marzella di modificare il capo d’imputazione, sempre nel solco, però, del 416 ter. L’abbreviato inizierà il 2 ottobre prossimo.
Secondo gli investigatori, nei territori di Messina Denaro un voto costava cinquanta euro. E un pacchetto di 500 voti era in vendita anche con lo sconto, a 15 mila euro. “Duemila ora e tredicimila a cose fatte” spiegava Nicolò Polizzi (già condannato con l’abbreviato e poi anche in appello) al figlio Pietro Luca. Le indagini su Polizzi junior riguardano principalmente le regionali 2012. Per l’approdo all’Ars, Polizzi junior, secondo l’accusa, avrebbe calcolato una “spesa” di circa 200 mila euro. Anche se non è chiaro se quella cifra fosse per comprare i voti o per le spese elettorali. In ogni caso, Doriana Licata non fu eletta. Intanto, il difensore di Pietro Luca Polizzi definisce “opinabile” la decisione della Dda di non appellare la sentenza di condanna di Aldo Roberto Licata, fratello di Doriana, ex assessore provinciale (esponente prima di Forza Sud e poi Grande Sud), per semplice corruzione elettorale (un anno di reclusione, pena sospesa, decretato dal gup di Palermo Roberto Riggio), mentre nel processo a Polizzi junior “continua in maniera pervicace – afferma l’avvocato Vigna – a sostenere l’ipotesi del 416 ter per le stesse condotte”.