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13/07/2017 15:09:00

Il Pm antimafia Nino Di Matteo ha detto sì al M5S per il Ministero degli Interni

 Il  Pm antimafia Nino Di Matteo ha detto sì al M5S per il Ministero degli Interni. Lo riferisce La Stampa «L’unico finora che ci ha confermato la sua disponibilità è il nostro futuro ministro dell’Interno, il pm...». Prima casella certa del possibile governo a 5 Stelle: il magistrato a cui si riferisce la fonte del M5S che ha parlato con la Stampa è Nino Di Matteo, toga Antimafia molto apprezzata dai 5 Stelle, che dunque non andrà al ministero della Giustizia come si è ipotizzato in un primo momento, ma al Viminale. Anche perché a vestire i panni del Guardasigilli dovrebbe essere non un magistrato, ma un avvocato, il deputato Alfonso Bonafede, braccio destro di Luigi Di Maio che proprio ieri ha avuto l’onore di presentare il programma giustizia sul blog di Beppe Grillo. Fu sempre Bonafede, tra l’altro, a organizzare, a fine maggio, il convegno in cui Di Matteo, generoso di elogi per i grillini, si espose in maniera inequivocabile su un suo possibile impegno in politica. Uno spiraglio che ha spalancato una porta. La lotta alla mafia, alla corruzione, la sfida della sicurezza di fronte al grande esodo africano: Di Matteo sa quali sono gli obiettivi e sta già pregustando il sogno inconfessato di essere lui il ministro dell’Interno che annuncerà la cattura del superboss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro.


A saldare la vicinanza al M5S sarà un cerimoniale istituzionale, la consegna al pm, per mano della sindaca grillina Virginia Raggi, della cittadinanza onoraria di Roma, prevista il 25 luglio. Nella simbologia pentastellata un altro rito di iniziazione. Come lo sono stati i convegni, sul lavoro, sulla giustizia, sull’economia organizzati nel corso degli ultimi due mesi. Una vetrina per accreditare il volto governativo del M5S, incarnato da Di Maio, prossimo candidato premier, e un modo per prendere contatto con le diverse galassie di esperti.

Sono giorni di intensa ricerca nel M5S: la squadra che Di Maio presenterà a settembre, quando, salvo sorprese, verrà incoronato da Grillo, sarà un mix di tecnici e politici. Con i primi che andranno a coprire i ministeri più strategici, Economia, Sviluppo economico, Difesa, Lavoro. Il mese di luglio sarà centrale per i colloqui con cui i grillini stanno sondando la disponibilità dei profili individuati. La fonte del M5S che ci svela la destinazione di Di Matteo lascia filtrare anche due indizi utili a individuare su chi stanno puntando i grillini per il Tesoro e il Mise. «Voglio vedere se diranno che siamo incompetenti e non abbiamo una squadra all’altezza di fronte a un Nobel per l’Economia e a un a collaboratrice del governo inglese». Un Nobel per l’economia italiano? L’ultimo e l’unico a vincerlo è stato nel lontano 1985 Franco Modigliani, morto nel 2003. Il riferimento invece è a Giovanni Dosi, direttore dell’Istituto di Economia della Scuola Sant’Anna di Pisa: il primo europeo a vincere nel 2016 il Tim Wiley distinguished scholar award, definito il “Nobel del management”. A lavorare come consulente del governo inglese è stata invece Mariana Mazzucato, economista dell’Università del Sussex e autrice del libro «Lo Stato innovatore», titolo del convegno organizzato a maggio dal M5S .

Ospiti d’onore in quell’occasione erano entrambi gli studiosi, tra l’emozione della deputata in commissione Bilancio Laura Castelli e di Massimiliano Gambardella, economista in forza all’ufficio legislativo dopo essere stato trombato alle elezioni del 2013. Castelli e Gambardella si stanno occupando del fronte economico della ricerca di ministri e tecnici del futuro governo. Dosi sarebbe destinato al Tesoro («per ora non ho ricevuto offerte» spiega alla Stampa ), Mazzucato al Mise. Il motto è «più industria e meno finanza», una ricetta innaffiata di maggiore statalismo che porterebbe anche al nome di Leonardo Becchetti, professore di Tor Vergata e altro economista nel ventaglio di possibilità sondate. Sembrano chiudersi invece le porte per Marcello Minenna, ex assessore al Bilancio di Raggi.