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13/07/2017 06:05:00

Mafia, D'Alì. Iniziato l procedimento davanti al Tribunale delle Misure di Prevenzione

17,00 - L'udienza è stata molto breve. Si è chiesto di inserire nel fascicolo un elemento nuovo. Si tratta di un'intercettazione del boss Graviano, in carcere, che fa riferimento a D'Alì. Non è proprio una novità clamorosa. Tp24.it ne ha parlato già giorni fa. Potete leggere l'articolo cliccando qui. Si tratta di un frammento in cui Graviano parla di un tale "D'alia". 

07,00 - Comincerà questa mattina davanti al Tribunale delle Misure di Prevenzione di Trapani il procedimento nei confronti del senatore di Forza Italia Tonino D’Alì. Per il politico e banchiere trapanese, il 1994 è un anno cruciale per la sua vita pubblica e privata. Divenne senatore quell’anno con la concomitante discesa in campo di Silvio Berlusconi, ed è proprio quell’anno, il 1994, al centro e spartiacque delle sentenze di primo e secondo grado emesse nei confronti del senatore.

Tutto è stato poi rinviato al 14 Settembre. Per D'Alì la Procura distrettuale Antimafia di Palermo ha chiesto l'applicazione del soggiorno obbligato a Trapani, in virtù delle accuse emerse nel corso del processo da cui è stato assolto - prescritto per le accuse precedenti al 1994 - dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, e su cui pende un ricorso dei magistrati in Cassazione. Per D'Alì i magistrati avevano chiesto la condanna a 7 anni e 4 mesi. La Procura di Palermo lo considera "socialmente pericoloso", ricostruendo i contatti criminali raccolti durante anni di indagini, e nell'udienza odierna il pm Pierangelo Padova è tornato a chiedere l'applicazione della misura cautelare. 

Oggi D’Alì arriva davanti ai giudici a poco più di un mese dalle elezioni amministrative di Trapani, dove è stato battuto al primo turno dall’ex sindaco Fazio e da Pietro Savona del PD, e da una campagna elettorale surreale, in cui lo stesso D’Alì è stato raggiunto da un provvedimento di sorveglianza speciale e Fazio, addirittura, arrestato per corruzione.

Per il senatore forzista, in questo nuovo procedimento davanti al Tribunale delle Misure di Prevenzione non ci sono novità rispetto alla posizione processuale accertata dai due precedenti gradi di giudizio, uno davanti al gup di Palermo e l’altro alla IV sezione della Corte di Appello, sempre di Palermo, che hanno assolto e contestualmente dichiarato il non luogo a procedere per prescrizione per il processo che lo vedeva imputato per concorso esterno in associazione mafiosa.

La Procura generale aveva chiesto la condanna a 7 anni e 4 mesi di reclusione, D’Alì, invece, è stato assolto per i fatti successivi al 1994 mentre sono state dichiarate prescritte le accuse per le contestazioni di eventi precedenti al 1994. Per gli inquirenti e l’accusa D’Alì avrebbe svolto un ruolo fondamentale nella gestione degli appalti per importanti opere pubbliche e un collegamento dell’esponente di centrodestra con gli interessi mafiosi sarebbe emerso in modo significativo dalla vicenda del prefetto Fulvio Sodano che venne trasferito da Trapani mentre cercava di opporsi al tentativo della mafia di riappropriarsi della Calcestruzzi ericina, un’azienda sequestrata al boss di Trapani Francesco Virga.

Dei collegamenti di D’Alì con i boss mafiosi ne hanno parlato diversi pentiti tra cui Giuffrè, Campanella, Birrittella, Sinacori e Ingrasciotta. Quest'ultimo ha raccontato dei rapporti di D’Alì con i Messina Denaro, campieri nelle tenute di Castelvetrano di proprietà della famiglia D’Alì che si impegnarono per la prima candidatura al Senato nel 1994.

Altro rapporto personale che D’Alì avrebbe intrattenuto, secondo la Dda di Palermo, è quello con Tommaso Coppola, imprenditore valdericino, condannato in via definitiva per mafia e ritenuto il regista dei grandi appalti della Provincia di Trapani.

Tra le prove per l'accusa, inoltre, le intercettazioni a carico del boss Francesco Pace, imprenditore di Paceco che ha sostituito Virga al vertice della cosca locale e ben informato riguardo al trasferimento del prefetto Fulvio Sodano, provvedimento del Consiglio dei Ministri, con presidente Silvio Berlusconi e D’Alì sottosegretario all’Interno.

Di D’Alì e dei suoi rapporti con i mafiosi ha parlato l’imprenditore trapanese Nino Birrittella, che ha testimoniato nei primi due processi fin qui svolti a carico di D’Alì. Per Birrittella c’erano molti interessi comuni che avrebbero avuto D’Alì ed alcuni esponenti di Cosa nostra. D’Alì banchiere, proprietario della Banca Sicula, poi assorbita negli anni ’90 dalla Comit, aveva come dipendente Salvatore Messina Denaro, fratello del boss di Castelvetrano e primogenito di Francesco Messina Denaro. Per i magistrati antimafia di Palermo il senatore D’Alì avrebbe contribuito alla strutturazione di Cosa nostra trapanese, passando dai rapporti con Messina Denaro a quelli con i trapanesi Vincenzo Virga e Francesco Pace.
 

E rientra tra le prove dell’accusa la vendita di un terreno di D’Alì al gioielliere Francesco Geraci, ma anche i lavori del porto di Trapani in occasione della Coppa America del 2005, dove sarebbero emersi i rapporti con gli imprenditori Morici (la cui presunta "caratura mafiosa" è stata però molto ridimensionata, come abbiamo scritto in un articolo che potete leggere cliccando qui)