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21/07/2017 08:36:00

Carlo "Cola" Licari condannato per tentata estorsione ai nipoti per il bar di Porta Nuova

 Per tentata estorsione, il giudice monocratico Vito Marcello Saladino ha condannato a 2 anni di carcere e 400 euro di multa il 66enne pregiudicato marsalese Carlo “Cola” Licari.

Secondo l’accusa, Licari, dopo essere uscito dal carcere (gennaio 2014), avrebbe preteso di tornare a gestire il “Bar Moderno” di Porta Nuova. O, comunque, incassare una somma di denaro a titolo di buonuscita e valore di avviamento commerciale.

Dall’altra parte, una sua nipote di Carlo Licari, Paola Parrinello, subentrata allo zio nella gestione del bar. A Licari, però, la licenza era stata revocata dal Comune nel novembre 2010. E cioè tre anni e mezzo dopo l’arresto (per favoreggiamento della latitanza dei boss di Cosa Nostra Natale Bonafede e Andrea Mangiaracina) nell’ambito dell’operazione antimafia “Black Out” del 9 maggio 2007. Poi, per circa sette mesi, il bar fu gestito dal nipote Michele Parrinello. Ma a dicembre dello stesso anno, anche quest’ultimo fu arrestato, per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso in danno del vicino locale “Morsi e Sorsi”. Il provvedimento cautelare riguardò anche lo zio Carlo Licari ed entrambi furono poi condannati. Nel frattempo, in carcere sia Michele Parrinello che Carlo Licari, la gestione del noto bar è passata ad un’altra nipote di Licari, Paola Parrinello, il cui marito, Salvatore Cuddretto, è sottufficiale della Marina Militare. Tra i due coniugi e lo zio si innesca, quindi, una disputa poi sfociata nella denuncia presentata dal Cuddretto ai carabinieri. A difendere Carlo Licari, per il quale il pm Giulia Mucaria aveva chiesto 3 anni e 8 mesi, è stato l’avvocato Luigi Pipitone, che nella sua arringa aveva affermato che “dal dibattimento e da alcune testimonianze non sono emersi gli estremi del reato di tentata estorsione”. Sarebbero state, insomma, per la difesa, delle trattative. Anche se turbolente. Licari avrebbe anche proposto alla nipote di vendere il bar e dividere la somma incassata. E un possibile acquirente fu l’imprenditore Luigi Vinci, che in aula ha confermato che sarebbe stato “disponibile alla trattativa sulla base di 200 mila euro”. Tanto, dunque, varrebbe il bar di Porta Nuova.