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26/07/2017 11:07:00

Partanna, omicidio Lombardo. Dopo Rosario Scalia, scarcerato anche Giuseppe Genna

Nell’arco di pochi giorni, il Tribunale della Libertà, accogliendo le richieste dei difensori, ha scarcerato prima il 42enne partannese Rosario Scalia e poi anche il 57enne pacecoto Giuseppe Genna.

Entrambi erano stati arrestati da carabinieri e polizia, su ordine della Dda di Palermo, lo scorso 6 luglio, con l’accusa di concorso nell’omicidio di Salvatore Lombardo, il 47enne pastore con precedenti penali ucciso con due fucilate, a Partanna, davanti il bar “Smart Cafè”, in via XV Gennaio, il 21 maggio 2009. Per Scalia e Genna anche l’aggravante di aver agevolato Cosa Nostra. Pena prevista dal codice: l’ergastolo. Gli avvocati difensori, però, per il momento hanno messo un sostanziale colpo a favore dei loro clienti. Prima Gianni Caracci per Scalia e Maurizio D’Amico e Stefano Pellegrino per Genna. In questo secondo caso, il Tribunale della libertà ha riformulato l’accusa contestata in quella di favoreggiamento. “Una pronuncia – commentano gli avvocati D’Amico e Pellegrino - dal grande valore giuridico ed umano, che restituisce dignità al nostro assistito. La riqualificazione della condotta del Genna in quella meno grave del favoreggiamento personale rassegna più di un ragionevole dubbio sulla prova della consapevolezza del nostro assistito in merito alla condotta omicidiaria di Fogazza e Nicolosi. Attendiamo di conoscere la motivazione del provvedimento per comprenderne la effettiva portata e la sua refluenza positiva nel proseguo”. Per Scalia, invece, il Tribunale della Libertà aveva annullato totalmente l’ordinanza di custodia cautelare in carcere (quindi anche il reato contestato) firmata dai pm della Dda Paolo Guido, Francesco Grassi e Carlo Marzella. Secondo l’accusa, Rosario Scalia avrebbe trattenuto la vittima al bar e avvertito, con un sms, il 49enne presunto boss mafioso partannese Giovanni Domenico Scimonelli, attualmente sotto processo davanti la Corte d’assise di Trapani con l’accusa di essere il mandante del delitto. Giuseppe Genna, titolare di una piccola concessionaria automobilistica, avrebbe invece messo a disposizione la Volkswagen Polo utilizzata dai sicari (Nicolò Nicolosi e Attilio Fogazza), distruggendo successivamente il mezzo e fornendo un’auto di “copertura”. Dopo l’arresto, Fogazza e Nicolosi (già condannati a 16 anni di carcere) hanno deciso di collaborare con la giustizia, ma non sarebbero stati loro a fare i nomi di Scalia e Genna. Questi ultimi, infatti, sarebbero stati individuati nel corso delle indagini svolte da carabinieri e polizia, con il supporto di Ros e Sco. Nel 2015, a fornire lo spunto decisivo fu un’intercettazione eseguita dai carabinieri nell’ambito delle ricerche sul super latitante Matteo Messina Denaro. Fogazza e Nicolosi furono arrestati a fine novembre 2015 e l’anno dopo decisero di collaborare con la giustizia, confessando il delitto e dichiarando che a ordinarlo fu Scimonelli (che è difeso da Calogera Falco). Secondo l’accusa, Lombardo sarebbe stato punito per il furto di un furgone carico di merce del supermercato Despar, di cui, all’epoca, “Mimmo” Scimonelli, ritenuto uno dei “colletti bianchi” più vicini a Messina Denaro, sarebbe stato il gestore “di fatto”.