C'era anche Don Luigi Ciotti, come ogni anno, a Partanna, ieri, per ricordare Rita Atria, la "picciridda" di Paolo Borsellino, morta suicida 25 anni fa. Figlia di una famiglia mafiosa di Partanna testimone di giustizia, aveva 17 anni quando si gettò dalla finestra appena seppe della strage di via D'Amelio.
«Il suo sogno si è infranto il 19 luglio - dice Don Luigi Ciotti - . La morte di Borsellino è un vuoto che ha risucchiato la sua fragile vita. Lei il 26 luglio si è affacciata sul balcone e si è lasciata morire. Ma io sono convinto che durante quel volo Dio l’ha abbracciata stretta e forte. Per noi vive, perché la sua vita spezzata ha generato tanti frutti. Soprattutto due: le donne di mafia che si ribellano ai padrini e i ragazzi della giustizia minorile, che hanno più o meno la sua età, che cercano altre strade, altri punti di riferimento, che fanno delle esperienze in un altro tipo di comunità, non quella mafiosa ma quella vera che riempie la vita di vita».
«Conosciamo tutti le vittime della strage di Via D'Amelio eppure ne dimentichiamo sempre una. Rita Atria aveva solamente la colpa di essere nata in una famiglia mafiosa»: lo scrive su Facebook il presidente del Senato Pietro Grasso.
"Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita... Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c' è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarsi. Borsellino sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta". Scriveva questo sul suo diario la "picciridda" del giudice palermitano, il giorno della strage del 19 luglio compiuta da Cosa Nostra.
Al suo funerale non ando' neppure sua madre che l'aveva ripudiata e minacciata di morte. Si reca al cimitero parecchi mesi piu' tardi per rompere con un martello il marmo tombale e la fotografia della figlia, una foto di Rita appena adolescente. "La storia di Rita Atria - ha ricordato in un'occasione Rita Borsellino - mi ha sempre colpito profondamente. Attraverso le parole di Paolo, Rita era diventata come una di famiglia, la nostra coraggiosa 'picciridda'", bambina.
MONTEVAGO. “Siamo qui, in segno di sostegno ai lavoratori della Calcestruzzi Belice, affinché il cammino di riscatto e uso sociale del bene confiscato abbia continuità e ricadute sempre più collettive. Ma siamo qui anche per ricordare che ogni bene confiscato e restituito, quando possibile, all’uso sociale, può rivelarsi la chiave di volta, lo strumento determinante per sconfiggere il sistema mafioso e i poteri sporchi e corrotti che lo alimentano. Qui per sottolineare, dunque, la necessità di approvare tutte le misure contenute nel nuovo codice antimafia volte a renderlo più efficace”. Lo ha detto don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, oggi durante la visita alla Calcestruzzi Belice di Montevago.
“Dopo la riassunzione dei lavoratori che erano stati licenziati il prossimo obiettivo dovrà essere quello di creare nuovi posti di lavoro visto che la Calcestruzzi Belice, come ci hanno spiegato i tecnici in questi mesi, ha una capacità estrattiva di altri 50 anni. Allora non undici lavoratori, ma questa può essere una risorsa per un bacino di lavoratori molto più ampio”. Lo ha detto il sindaco di Montevago, Margherita La Rocca Ruvolo. “Come ha detto don Luigi Ciotti, dobbiamo ricordare che grande patrimonio ha il nostro comune.Tra i prossimi obiettivi – ha detto il sindaco – anche l’assegnazione dei terreni confiscati alla mafia a giovani che intendono impegnarsi in agricoltura”.