“Avete sequestrato con ingiusta violenza la mia azienda, ma non potrete mai sequestrare il mio sapere e il mio mestiere, e per questo risorgerò presto dalle mie ceneri come l’Araba Fenice più grande e più forte di prima”.
A scriverlo su Facebook è Antonino Ciavarello, marito di Maria Concetta Riina, figlia del padrino corleonese Totò Riina, che dalla sua pagina lancia strali contro magistrati, investigatori e giornalisti. “Arriverà il giudizio di Dio anche per voi che avete permesso e autorizzato violenza verso gente innocente – scrive -, per voi che avete eseguito e per voi che state ripetendo a pappagallo quello che la regia vi ha scritto. Quel che avete fatto lo riceverete da Dio moltiplicato 9 volte, voi e i vostri figli fino alla settima generazione. Gloria a Dio!”.
Lo scorso 19 luglio i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Palermo hanno posto i sigilli al ‘tesoro’ del ‘capo dei capi’. Un sequestro, aveva spiegato il comandante del Ros, Giuseppe Governale, incontrando i giornalisti, che colpisce “l’immagine del capo di Cosa nostra, che è certamente depotenziato sul piano fisico, ma gli accertamenti hanno confermato che è il capo indiscusso con il carisma di sempre e il ruolo, dietro le quinte, della moglie Nina Bagarella”. Beni per un valore complessivo di circa un milione e mezzo di euro sottratti alla famiglia Riina, ma nei 38 conti correnti gli investigatori avrebbero trovato solo pochi spiccioli.