. "Prima i mafiosi mi odiavano. Ora mi odiano gli anti-mafiosi. Un giorno mi troverete morto per strada, e non saprete chi è stato". E' quanto afferma l'attuale procuratore generale di Caltanissetta, Sergio Lari, nel corso di un articolo pubblicato sull'ultimo numero del settimanale statunitense "The New Yorker", a firma di Ben Taub.
A lungo procuratore capo nella stessa città e artefice di numerose inchieste - tra cui quella riguardante alcuni magistrati della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, guidata da Silvana Saguto, attualmente sotto processo a Caltanissetta - Lari spiega che proprio questa indagine gli ha procurato molti nemici nella magistratura e nella politica.
"Il giudice Saguto - aggiunge - era considerata una sorta di Falcone della Sezione misure di prevenzione e si presentava come una specie di eroina". "The New Yorker", che intervista altri magistrati, investigatori, giornalisti, affronta la questione dei migranti, della lotta alla mafia, dello stato dell'informazione in Sicilia, partendo dallo scambio d'identità che ha portato all' arresto di un innocente al posto di un presunto trafficante d'uomini. Il titolo del servizio è "Come non risolvere la crisi dei rifugiati".
VATICANO. Da Oltretevere un altro passo concreto nella lotta contro mafiosi e corrotti. Dopo il dibattito internazionale del 15 giugno, da cui «è emersa la volontà di fare fronte comune contro le diverse forme di corruzione, crimine organizzato e mafia», la consulta sulla giustizia del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale costituirà «una rete a livello internazionale». La Chiesa «nel mondo è già una rete e per questo può e deve mettersi a servizio di tale intenzione con coraggio, decisione, trasparenza, spirito di collaborazione e creatività», si legge nel documento finale del summit.
La consulta del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, guidato dal prefetto cardinale Peter Turkson, sulla base di quanto emerso nel dibattito internazionale sulla corruzione che si è svolto nella Casina Pio IV, «approfondirà lo studio riguardo a una risposta globale - attraverso le conferenze episcopali e le Chiese locali - sulla scomunica ai mafiosi e alle organizzazioni criminali affini e sulla prospettiva di scomunica per la corruzione».
Il documento prende le mosse dal «No alla corruzione» che papa Francesco ha affidato alla sua rete mondiale di preghiera per il febbraio 2018, nel ricordo dell’omicidio del beato Giuseppe Puglisi, sacerdote e martire, «perché coloro che hanno un potere materiale, politico o spirituale non si lascino dominare dalla corruzione». La consulta «internazionale sulla giustizia del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale - viene spiegato - orienterà quindi, a partire da settembre, le proprie iniziative guardando a tale impegno del prossimo anno».
La corruzione, «prima di essere un atto è una condizione: di qui, la necessità della cultura, dell’educazione, dell’istruzione, dell’azione istituzionale, della partecipazione della cittadinanza», si afferma. La consulta «non si ridurrà a pie esortazioni, perché occorrono gesti concreti. L’impegno educativo esige, infatti, maestri credibili, anche nella Chiesa».
Secondo la consulta «non è credibile chi cerca alleanze per privilegi, esenzioni, vie preferenziali o anche illecite. Noi tutti diverremo irrilevanti, dannosi e pericolosi se agiremo in questo modo. Non è credibile chi approfitta della sua posizione per raccomandare persone spesso non raccomandabili, sia sul piano del valore, sia sul piano dell’onestà». Così, «l’azione della Consulta sarà educativa e istruttiva, e si rivolgerà all’opinione pubblica e a molteplici istituzioni per generare una mentalità di libertà e giustizia, in vista del bene comune». E questo «soprattutto lì dove, nel mondo, la corruzione è essa stessa sistema sociale dominante».
Questo «cammino non sarà semplice: la Chiesa è diffusa nel mondo e occorre porsi in ascolto di tutte le sue articolazioni per procedere nel dialogo anche con i non cristiani, in modo partecipato, trasparente ed efficace», afferma il documento. Fondamentale, «inoltre, sarà sviluppare il nesso - oggi quasi disperso - tra giustizia e bellezza. Lo straordinario patrimonio storico, artistico e architettonico costituirà un formidabile elemento di supporto per l’azione educativa e sociale contro ogni forma di corruzione e di crimine organizzato».
La consulta «elaborerà, inoltre, una proposta di pensiero politico - con attenzione particolare alla democrazia e alla laicità - che illumini l’azione nei confronti delle istituzioni affinché i trattati internazionali siano realmente applicati e le legislazioni siano uniformate per perseguire al meglio i tentacoli del crimine, che superano i confini degli Stati».
Il Dicastero «deve far risuonare il messaggio di giustizia e di pace di Papa Francesco. La corruzione, infatti, causa anche mancanza di pace, così la Consulta approfondirà anche il rapporto tra processi di pace e forme di corruzione».
Serve «un movimento, un risveglio delle coscienze - è la conclusione - Questa è la nostra primaria motivazione, che avvertiamo come un obbligo morale. Le leggi sono necessarie ma non bastano. I livelli di azione saranno tre: l’educazione, la cultura, la cittadinanza. Occorre muoversi con coraggio e graffiare le coscienze per passare dall’indifferenza alla percezione della gravità di tali fenomeni, per combatterli».