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09/08/2017 06:00:00

"Matteo Messina Denaro, L'invisibile", se ne parla oggi a Selinunte

 "Matteo Messina Denaro - L'invisibile" è il nuovo libro del giornalista e scrittore Giacomo Di Girolamo.

Verrà presentato a Selinunte, la principale borgata di Castelvetrano.

Oggi, Mercoledì 9 agosto alle  21,00, al Pensiero Contemporaneo, a pochi metri dal parco archeologico. Sarà presente l’autore.

 

"L'invisibile" è il titolo del primo libro di Giacomo Di Girolamo, del 2009, in cui viene raccontata la mafia del Belice e della provincia di Trapani. Non “le mafie”, ma la mafia al singolare. Perché nel trapanese ce n’è una sola ed è quella che fa riferimento al boss latitante Matteo Messina Denaro.

Il libro non è una semplice riedizione, ma un testo completamente nuovo, aggiornato con tanti altri fatti, notizie e particolari che raccontano gli affari, gli intrecci con la politica e l’imprenditoria, gli omicidi (anche quelli ormai dimenticati) e i nomi dei fiancheggiatori.

 

E’ molto di più di una biografia. E’ inchiesta, ritratto. Storia criminale fatta di famiglia, amici, donne, pizzini. E stragi. Ma è anche riflessione, ragionamento sulle cose, dopo aver cercato di mettere assieme i pezzi. E proprio come i “pezzi di Selinunte” del parco archeologico, c’è sempre qualcosa che manca, che non si incastra. E allora l’anastilosi diventa un rebus, fatto di ombre da decifrare. Frammenti nascosti talmente bene da essere paradossalmente sotto gli occhi di tutti, senza bisogno di scomodare “pentiti chiave” che rivelano chissà quali intrecci mafiosi e quali misteri legati a super logge coinvolte in affari.

 

Al riguardo, riportiamo di seguito un breve stralcio  del libro:

Io non vedo una loggia che ti copre, Matteo. Ne vedo tante, regolari. Alcune misteriose, le intravedo. E poi vedo sì una cosa che potrebbe anche sembrare una specie di loggia. Ma è un’illusione ottica, una Fata Morgana. E’ il nostro tentativo di dare un nome, “loggia”, un esercizio consolatorio per definire l’indefinito, che risponde a questa voglia matta che abbiamo dalle parti dell’antimafia di cercare sempre e comunque un grande nemico, anziché attenerci ai fatti e solo ai fatti. <un grande nemico che chiamiamo loggia immaginando riti e grembiulini, cappucci e pungiute, e segreti bisbigliati e foglietti che girano  e riunioni nell’ombra e riti iniziatici.

Se davvero esiste, la loggia è qualcosa di grande, sì, ma quale segretezza! Opera alla luce del sole, è sotto gli occhi di tutti. E non la vediamo proprio per questo, Matteo, perché tu lo sai e io l’ho capito: la loggia è il sistema.

Cosa grigia.

Quando parlano della tua loggia, Matteo, parlano sempre di quella che chiamo Cosa Grigia. Dire loggia serve a tranquillizzarsi. Ma la verità è che oggi la mafia per come la conosciamo non esiste più, ci sono nuovi sistemi criminali in cui si muovono l’alfiere della tradizione di Cosa nostra e insieme altri soggetti. Non è una loggia e non è neanche propriamente mafia, è una sorta di camera di compensazione tra interessi indicibili. C’è ma è invisibile; non ha regole, ma è fatta di relazioni.

La possiamo chiamare “Loggia nostra”.

 

Egidio Morici