Vedono Sky e Premium senza pagare. Sono in centinaia le persone denunciate fino ad ora in Sicilia, che acquisiscono mezzi e codici per accedere abusivamente ai servizi delle pay tv da una banda dedita a questo tipo di truffa.
Fino ad ora sono state denunciate in tutta la Sicilia 150 persone, tra di loro ci sono le quattro “menti” del gruppo, palermitani insospettabili con buone competenze informatiche che, dopo aver stipulato legalmente dei contratti con tv a pagamento, smistavano tutte le informazioni necessarie per permettere ai loro clienti - gli altri 146 finiti sotto inchiesta - di usufruirne illecitamente.
L’indagine, con la quale sono state compiute decine di perquisizioni e sono stati sequestrati decoder, smart tv, apparati informatici ed hard disk è però soltanto all’inizio: gli investigatori, coordinati dalla Procura del capoluogo, non escludono infatti sia di individuare altri membri della banda che decine di altri clienti. Difficile allo stato quantificare il danno non solo per le pay tv, ma anche per lo Stato (per il mancato introito di tasse), ma si viaggia nell’ordine di centinaia di migliaia di euro. È stato inoltre richiesto di oscurare diversi server.
L’inchiesta è nata per caso, all’interno del carcere palermitano di Pagliarelli. La polizia penitenziaria, facendo alcuni controlli, si è infatti accorta che alcuni detenuti guardavano partite e film proprio ricorrendo al circuito irregolare. Da lì, compiendo approfondimenti informatici, gli inquirenti sono riusciti a ricostruire una vastissima rete di utenti abusivi e a risalire anche a coloro che hanno messo in piedi la truffa.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, dopo aver acquistato - ad un prezzo oscillante tra i 60 e gli 80 euro - un modem modificato per poter ricevere i programmi, l’utente avrebbe pagato un canone mensile di circa 10 euro per le varie pay tv. Dal canto suo, la banda forniva ai suoi clienti le chiavi di accesso ai server esteri, necessarie per leggere in chiaro tutti i programmi televisivi a pacchetto pay per view.
L’organizzazione tra i suoi servizi avrebbe anche fornito una particolare applicazione da installare su smartphone, tablet e pc, per consentire ai suoi clienti di accedere abusivamente alle tv a pagamento con questo tipo di dispositivo. Infine, la banda forniva anche la propria assistenza on line: in caso di problemi, bastava scrivere per avere chiarimenti e riparazioni.
L’accusa formulata dalla Procura per le 150 persone è quella di «aver procurato, richiesto, acquistato o venduto consapevolmente decoder “modificati”, nonché di aver installato in essi programmi internet in grado di aggirare i codici di sicurezza delle pay tv, consentendone la visione in chiaro, procurando altresì un ingiusto profitto in danno di terzi e conseguente danno all’Erario». È la guardia di finanza che si sta ora occupando del filone che riguarda i reati fiscali dell’inchiesta e che nelle prossime settimane quantificherà anche il danno.
I "pizzicati" rischiano tanto: tre anni di carcere e una multa fino a venticinquemila euro. Tutto ruota attorno all’Iptv, che sta per Internet Protocol Television, ovvero lo standard di trasmissione che utilizza la rete per inviare i flussi video.
Le Iptv illegali propongono in genere tutti i programmi a pagamento sia nazionali che internazionali, offrendo dunque partite, fiction, film. In genere, il pacchetto che si acquista abusivamente comprende l’intera programmazione di Sky, «Prima fila» compreso, quella di Mediaset Premium, ma anche film e serie tv in streaming che solitamente non sono compresi negli abbonamenti delle piattaforme a pagamento. Un servizio così vasto e completo, se si ricorresse ad abbonamenti regolari, potrebbe costare più di 100 euro al mese. Invece le organizzazioni criminali come quella scoperta a Palermo propongono tutto ad un prezzo risibile, 10, al massimo 20 euro al mese.
Per accedere ad una Iptv illegale serve un software in grado di leggere il flusso video, un file che contiene la lista dei canali da vedere (la così detta «stringa») e un server che fa lo streaming dei dati video.