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20/08/2017 06:00:00

Elezioni regionali, Ottavio Navarra scioglie la riserva e conferma la sua candidatura

12:15 - Ottavio Navarra ha sciolto la riserva nel corso della conferenza stampa di ieri: "Sono candidato alla presidenza della Regione Sicilia". Una candidatura richiesta da una parte del mondo della sinistra e anche dal mondo delle associazioni studentesche. C'è la disponibilità di Navarra a guidare lo schieramento di forze, nonostante perplessità e dubbi.
"Non vogliano presentare ai siciliani un programma privo di fondamento utilizzeremo risorse utili per realizzare la proposta. Siamo pieni di retorica e luoghi comuni per cui noi saremo concreti".

L'idea di Sicilia presentata da candidato Navarra è diversa da quella di Crocetta e della sua Giunta, ci saranno dei gruppi di lavoro molti dei quali ascolteranno i cittadini e tradurranno le idee in progetti. Navarra parla di Europa, si definisce un europeista "ma certamente non si può tollerare quello che l'Europa ha fatto alla  Sicilia ".

Una nuova visione dell'autonomia, "la Regione - afferma -  ha accorpato troppi poteri a se".
Non è tenero con il governo Crocetta e con l'aula. Nuova centralità e autorevolezza per la Regione ma riconosce anche l'indebitamento della Sicilia non per mano di Crocetta. L'affondo contro Toto' Cuffaro è inevitabile, ha fatto danno alla Sicilia: "più che fare la parodia a Crocetta si ricordi i soldi che ha fatto sparire ai siciliani".

Altro tema toccato è quello della povertà: 300 mila famiglie sotto la soglia della povertà, individua l'assegno famiglia con copertura finanziaria. Presenterà immediatamente un disegno di legge sul diritto allo studio e uno sul diritto  alla casa, "molte persone sono in emergenza abitativa".

Focus sull' Erasmus al contrario, molti giovani studenti possono venire qui a trascorrere parte della loro vita studentesca.
Navarra anticipa un pacchetto di riforme precise che verrà presentato con lotta agli sprechi, si batterà contro le privatizzazioni garantendo il diritto all' acqua, ancora in alcune zone della Sicilia razionata.

Non esclude Navarra l'inserimento della "lux tax", una tassa sul lusso legata al concetto di solidarietà e di redistribuzione sociale.

Un cenno al tema delle infrastrutture: si cita come esempio il viaggio in treno da Trapani ad Agrigento, il tempo impiegato è di otto ore, "emblema del fallimento di questa terra".

06:00 - La candidatura di Nello Musumeci, leader di Diventerà Bellissima, è stata ostacolata fin dalla sua nascita. Si ricordano ancora le tanto annunciate primarie del 30 aprile scorso, saltate per mano di Gianfranco Miccichè e di Saverio Romano. Musumeci è andato avanti per la sua strada, rimane il candidato del centro destra anche se Forza Italia e Cantiere Popolare continuano a ventilare nomi della società civile. E' Gaetano Armao che Miccichè vorrebbe in auge, lo presenta a Silvio Berlusconi. Adesso si cerca di tastare la capacità di mediazione di Musumeci.

Gli si impone un ticket, come quello che si paga all'ingresso di una rappresentazione teatrale. Anche qui non si sa se è più farsa o un reale prendersi gioco dell'elettorato di centro destra. Il ticket, dicevamo, comprende due piccioncini e una capanna: Nello Musumeci presidente, Gaetano Armano il suo vice. Forza Italia esultava, tutti contenti. Confetti sul tavolo. Poi arriva lo strappo, nulla di nuovo sotto il tetto forzista.

Il Cavaliere vuole tentare la carta Armao, con Musumeci è strappo. L'accordo salta. Ad Arcore si chiede che sia Armao a fare il presidente, Musumeci il suo vice. Complessità di distinguo politico che né Matteo Salvini né Giorgia Meloni accettano, Berlusconi tenta di mediare invocando l'unità del centro destra, fumata nera.

Il presidente di Forza Italia è pronto a lanciare Armao presidente in Sicilia con la sua lista “siciliani indignati”, con Armao vorrebbe anche rilanciare tutta la classe dirigente azzurra che in Sicilia è cosa vecchia da anni. Gaetano Armao, professore universitario, non è proprio nuovo alla politica, assessore del governo Lombardo, autonomista per eccellenza, folgorato sulla via di villa San Martino, in quel di Arcore. Berlusconi si innamora, politicamente, di Armao.

Il centro destra ripercorre la strada del 2012, due candidati per una sola sconfitta.
Nello Musumeci è in campagna elettorale da mesi, ha fatto già sapere che non intende ritirarsi da candidato alla presidenza della Regione Sicilia. Dal canto suo Berlusconi potrebbe non avere alcun interesse a vincere le regionali siciliane del 5 novembre prossimo. Campo aperto ad una coalizione ampia del centro sinistra, Berlusconi guarda ad un accordo con Matteo Renzi per le politiche del 2018, l'accordo prevede anche la scelta elettorale sulla Sicilia. I giochi sottesi sono questi, l'invocazione all'unità è una pantomima.

I veti su Musumeci sono tanti e passano dai cuffariani: una candidatura estremista, meglio un moderato, magari che si chiami anche Lagalla. L'ex rettore parla con tutti, cerca la coalizione a destra, poi a sinistra. Non convince i dem per i quali Lagalla resta un uomo di Totò Cuffaro, suo assessore alla Sanità.

Ed è stato lo stesso Rosario Crocetta a sostenere che il Partito Democratico avrebbe ragionato sull'intenzione di sostituire la sua figura di candidato con quella del candidato di Cuffaro. Non molla l'idea, l'attuale governatore siciliano, delle primarie di coalizione, nel caso queste venissero negate è pronto a condurre la partita: è candidato.

In un comunicato, di qualche giorno fa, in seguito alla direzione regionale del Megafono, si rendeva noto un documento approvato nel quale si palesava l'intendimento di ricandidatura di Crocetta.

Nello stesso documento si legge: “La Sicilia che abbiamo trovato nel 2012 era sull’orlo del fallimento, con un bilancio in default, con 11 punti di Pil persi in 7 anni e con ben 300mila lavoratori che avevano perso il posto di lavoro; non utilizzava i fondi europei, era tra gli ultimi posti per i livelli essenziali di assistenza sanitaria. Era la Sicilia delle prebende, delle clientele, dello sperpero di denaro pubblico; Il governo Crocetta ha risanato il bilancio, rilanciato la crescita e creato le condizioni per lo sviluppo di questa terra. Il bilancio risanato di questa Regione deve servire per dare futuro e prospettive ai giovani, alle donne, ai disoccupati, ai deboli, alle persone con disabilità, ai precari, agli imprenditori. La situazione non si affronta né con nostalgia di un ritorno a un passato che ha distrutto la Sicilia, né con avventure irresponsabili modello Comune di Roma; Non si può con un colpo di spugna cancellare quanto è stato fatto per tornare a mediazioni infinite, alla politica politicante, ai tragici riti del potere. Il presidente della Regione deve essere scelto dai siciliani, non teleguidato da Roma. La Sicilia è chiamata ad esprimere la propria classe dirigente”.

Il Pd ha un nodo da sciogliere e pare che Crocetta non faciliti il compito. I giorni che seguiranno saranno decisivi per le scelte politiche che condizioneranno le elezioni regionali del vicino 5 novembre e il futuro della Sicilia.