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22/08/2017 09:54:00

E' morto Giovanni Aiello, "Faccia da mostro". L'uomo ombra della Palermo delle stragi

E' morto ieri mattina Giovanni Aiello. I pentiti lo chiamavano “Faccia da mostro”, per quel volto sfigurato da una fucilata in gioventù. Uomo ombra nella Palermo delle stragi. E' stato stroncato probabilmente da un malore. L’ex poliziotto della Squadra Mobile di Palermo con passato nei servizi, conosciuto come "Faccia da mostro" è finito al centro di alcune vicende controverse, ormai da tanti anni era in pensione e si era rifugiato in una casa sulla spiaggia calabrese vicino Montauro, sulla costa ionica catanzarese.

Aiello, 71 anni, è morto tra i bagnanti mentre cercava di portare a riva la propria barca. Dopo avere tirato su l’imbarcazione assieme ad altri bagnanti che lo hanno aiutato, poi si è accasciato. Inutili i soccorsi, ad opera dai bagnanti. Anche l'intervento degli operatori del 118 non è servito a salvare l'ex poliziotto.

Sul corpo di Aiello è stato disposto l'esame autoptico dal sostituto procuratore di turno della Procura della Repubblica di Catanzaro, Vito Valerio.

"Faccia da mostro", funzionario dei servizi segreti in attività a Palermo negli anni Ottanta, fino alle grandi stragi del 1992, era stato riconosciuto nel febbraio del 2016 da Vincenzo Agostino, padre del poliziotto di Palermo, Antonino, ucciso con la moglie Ida Castellucci il 5 agosto del 1989. "E' lui, è quello che mi sta guardando", avrebbe detto Agostino, che dal giorno dell'omicidio di suo figlio non si è mai più tagliato la barba. L'ex agente segreto sarebbe colui che prima del delitto sarebbe stato visto vicino alla sua abitazione. Uscendo Agostino confermò di averlo riconosciuto "anche se era ben truccato". Il confronto avvenne davanti al gip del Tribunale di Palermo, Maria Pino, e al pm Nino Di Matteo. Aiello era stato iscritto nel 2015 nel registro degli indagati con i boss Gaetano Scotto e Salvino Madonia. Per i capi mafia la procura aveva chiesto l'archiviazione, ma il giudice respinse l'istanza ordinando nuove indagini tra le quali il confronto fra il padre della vittima e Aiello.

Aiello era coinvolto nelle vicende relative alla cosidetta trattativa. Per i magistrati un personaggio chiave: finito al centro di tutti gli intrighi e di tutte le investigazioni sulle bombe del 1992. Nino Lo Giudice detto Il Nano, pentito e capo di uno dei clan più potenti di Reggio Calabria, ai magistrati che indagano sulle stragi disse: “E’ stato il poliziotto Giovanni Aiello a far saltare in aria Paolo Borsellino e i 5 agenti di scorta. Fu lui a schiacciare il pulsante in via D’Amelio. Me lo confidò Pietro Scotto quando eravamo in carcere all’Asinara. E anni dopo me lo confermò Aiello in persona… Ma quando ho raccontato tutto sono stato minacciato dai servizi”. Rivelazioni verbalizzate dai pm di Reggio Calabria e condivise con i magistrati siciliani.