I reflui fognari che s’infiltrano nelle condotte idriche. E’ successo a Castelvetrano in almeno due zone della città, con conseguente emanazione di due ordinanze di divieto assoluto dell’uso dell’acqua, a causa dello stato di grave contaminazione. L’Asp l’aveva ritenuto necessario in base agli esiti dei prelievi effettuati nei punti di campionamento.
Appariva chiaro già dalla prima ordinanza del 14 agosto che il problema si era presentato in due punti della città molto distanti fra loro e contemporaneamente, visto che le condotte non hanno nulla in comune: uno in una zona nei pressi del centro e l’altro nella periferia sud. E’ la prima volta che l’uso dell’acqua viene vietata per un motivo così grave. Non era mai successo. Ma come fanno i reflui fognari ad infiltrarsi nella rete idrica? I due impianti (idrico e fognario) viaggiano praticamente lungo la stessa traccia ma, mentre quello idrico non può che essere tubolare, quello fognario è di due tipi, a seconda delle zone: a tubo o a canaletta. Certo, i liquami che scorrono nella canaletta potrebbero debordare e finire sui tubi dell’acqua e, per infiltrarsi, dovrebbero incontrare qualche buco provocato dalla ruggine o qualche spaccatura provocata da un maldestro intervento di un mezzo meccanico. Ma nelle zone in questione questo non potrebbe succedere, perché l’impianto è più recente.
Ed è a tubo. Al di là quindi delle modalità di infiltrazione, il fatto che questa si sia verificata a causa di “incidenti” con conseguenze identiche in due diverse zone della città (Piazzale Puglisi da un lato e la zona intorno a via Toti dall’altro), potrebbe far pensare ad un sabotaggio. Questa ipotesi è stata accennata, forse in modo un po’ troppo approssimativo, nella parte finale del recente servizio del Tg3 regionale in cui viene detto: “Intanto la botola dalle parti di via Fabio Filzi è stata trovata manomessa e subito riparata. Potrebbe essere quella la causa. Anche se, per il momento, il condizionale è d’obbligo”. Ma ammesso che la causa fosse davvero riconducibile alla botola di via Filzi, questo non spiegherebbe il motivo della contaminazione dell’acqua in piazzale Puglisi. Contaminazione che l’ufficio tecnico del comune ha respinto. Secondo l’ingegnere Danilo La Rocca, responsabile del servizio, l’acqua in quella zona sarebbe stata sospesa “per la presenza di sabbia” e non per infiltrazione di liquami fognari che invece hanno riguardato tutte le altre vie.
Se fosse così, l’ipotesi del sabotaggio sarebbe meno consistente. Ma perché vietare anche l’uso non potabile in piazzale Puglisi? Abbiamo chiesto ai residenti di piazzale Puglisi, che invece ci hanno confermato che prima della metà di agosto, dai loro rubinetti veniva fuori un’acqua fetida di colore marrone scuro con un cattivo odore da fogna. Allora la sabbia c’entra poco. Ma anche se c’entra poco, in questa complicata vicenda un ruolo ce l’ha avuto lo stesso, perché pare che nella stessa zona, in alcune case (forse fornite da una linea idrica diversa) si sia verificato soltanto il problema della sabbia. Insomma, i fatti rischiano di mischiarsi e confondersi, un po’ come l’acqua e i liquami. E diventano ancora più complicati se li si collega ad un altro strano evento, avvenuto nella prima metà di aprile, quando in diverse zone della città veniva segnalato un odore sgradevole dai rubinetti delle case. Allora l’ingegnere La Rocca aveva smentito categoricamente possibili contaminazioni dell’acqua, spiegando nel dettaglio che l’odore particolarmente pungente avvertito dai cittadini di varie zone della città per qualche giorno era ascrivibile al fatto che uno dei pozzi comunali aveva pescato una vena sulfurea.
L’Arpa, aveva rassicurato La Rocca, aveva fatto i prelievi in tre giornate diverse senza riscontrare pericoli, né contaminazioni dell’acqua. Insomma, la fornitura dal pozzo era stata comunque sospesa e, dopo ulteriori controlli sulla salubrità dell’acqua, probabilmente ripristinata. Le segnalazioni però erano ricominciate. Evidentemente l’acqua di quel pozzo, risultata normale, era stata rimessa nella rete idrica. Ma le lamentele sul cattivo odore proveniente dai rubinetti arrivavano da zone diverse rispetto sia a Piazzale Puglisi che alle strade attorno a via Toti. Arrivavano da via Saffi, via Termini, via Vespucci, via Titone, via Calcara e la zona della Salute. Tutte zone mai state oggetto di ordinanze di divieto di utilizzo dell’acqua.
In sostanza quindi si tratterebbe di due problemi diversi, dei quali solo uno sarebbe stato causato da infiltrazioni di liquami fognari nella rete idrica. Anche se, come dicevamo, causato da due incidenti gemelli in due punti della città distanti tra loro. Un po’ come gli incendi dolosi, in cui si verificano due o più inneschi. Come se non bastasse, anche le conseguenze sulla salute dei cittadini sono difficili da valutare. Certamente ci sono stati diversi casi di gastroenterite. Ma più di un medico ha riferito che, oltre ai pazienti colpiti dalla gastroenterite da contaminazione, ci sono stati anche quelli che hanno avuto la classica gastroenterite di origine virale, impropriamente detta “influenza intestinale”. E diventa difficile distinguere il numero di casi ascrivibili all’uno o all’altro tipo. Così come diventa difficile avere dei dati certi di cui parlare. Il direttore del dipartimento di prevenzione dell’Asp, Francesco Di Gregorio, ha tenuto a precisare che “Non sono stati segnalati, da parte delle strutture sanitarie della zona, dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, casi di malattie infettive correlati all’evento, come dissenterie batteriche, epatite A, febbre tifoide, gastroenteriti, ecc…”.
Senza questi dati che, in teoria dovrebbero essere notificati obbligatoriamente, l’Asp non può certo parlare di un’epidemia di gastroenterite unicamente collegata all’acqua contaminata. Senza considerare il numero di persone che ha combattuto la gastroenterite attraverso i medicinali da banco, descrivendo i sintomi direttamente al farmacista. Ma il pronto soccorso dell’ospedale di Castelvetrano avrebbe comunicato all’Asp che il numero di casi registrati sarebbe in linea con la media stagionale. Ciononostante, l’Asp avvierà un’indagine conoscitiva, partendo da una lista di circa 15 nomi fornita dal Tribunale del Malato, per poi avviare le analisi epidemiologiche.
Ma la causa all’origine della patologia potrebbe essere indipendente dalla pur accertata contaminazione di parte della rete idrica. Ed è per questo che le analisi dell’Asp potrebbero essere anche di natura ambientale. Serena Navetta del Tdm ha inviato una nuova segnalazione (al Comune e all’Asp) di acqua contaminata da enterococchi, fuori dalle zone oggetto dell’ordinanza, nel centro storico. Ad ogni modo, sembrerebbe che la causa del problema degli sversamenti fognari sulla condotta idrica sia stata risolta. Anche se resta comunque da capire come siano avvenute concretamente queste infiltrazioni e magari, prima o poi, conoscere nel dettaglio i valori del campionamento dell’Asp durante il problema e dopo la soluzione. Soprattutto in riferimento alla zona di piazzale Puglisi.
Egidio Morici