Ieri il Capo dello Stato Sergio Mattarella è stato a Palermo per commemorare (con eccezionali misure di sicurezza) il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Presenti nel luogo della cerimonia anche il Presidente del Senato Piero Grasso, il ministro degli interni, Marco Minniti, il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone. Assieme a Nando, Rita e Nando Dalla Chiesa in le massime autorità dello Stato sono giunti in città attesa per commemorare il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e la moglie Emanuela Setti Carraro.
Oltre ai vertici militari, dei carabinieri e della Guardia di finanza, presenti anche il sindaco Leoluca Orlando, il presidente della Regione Rosario Crocetta, il prefetto Elena De Miro, Vincenzo Agostino il papà di Nino, il poliziotto ucciso con la moglie nel 1989. “Oggi ricordiamo un servitore dello Stato, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, barbaramente ucciso dalla mafia insieme alla moglie, Emanuela Setti Carraro ed all’agente di scorta, Domenico Russo. Il prefetto Dalla Chiesa fu ucciso in quanto rappresentava un pericolo reale per la mafia e, non va dimenticato, anche perché fu lasciato solo”, ha detto la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi. “Mi sento di dire, però, che la sua morte non e’ stata inutile: dopo quel tragico tre settembre del 1982 – sottolinea Rosy Bindi – lo Stato si è dotato di due strumenti fondamentali che, anche se non portano il suo nome, sono legati certamente alla sua azione. Faccio riferimento, ovviamente, al “416bis” ed alla “confisca dei beni”. Oggi non possiamo dire di aver sconfitto la mafia, ma certamente di averla piegata e di essere in grado di piegare tutte le mafie, grazie a strumenti di contrasto all’avanguardia che abbiamo solo noi al mondo”. “Esprimo la mia gratitudine all’Arma dei Carabinieri e la mia vicinanza ai figli che, con il loro impegno – ha aggiunto Rosy Bindi -, tengono accesa la memoria e alimentano l’impegno di tutti contro la mafia”.
“Il Generale Dalla Chiesa fu un martire dello Stato che con il proprio esempio ha contribuito a fare in modo che la lotta alla mafia diventasse l’ossessione positiva di un Paese che vuole essere libero”, afferma il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra in occasione del trentacinquesimo anniversario della morte del Generale dei carabinieri avvenuta il 3 settembre del 1982, quando ‘Cosa Nostra’ eliminava, sotto una pioggia di proiettili in via Carini, Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo. “Il Generale Dalla Chiesa – aggiunge Massafra – ha dedicato tutta la sua vita ad affermare il potere delle Istituzioni. Un potere che non puo’ essere lasciato nelle mani di prevaricatori, prepotenti o disonesti”. “Lo ricordiamo, e sempre continueremo a ricordarlo – prosegue – come grande esempio morale, di passione civica, di attaccamento allo Stato, di abnegazione nella lotta contro le forze del crimine, della violenza, di tutto cio’ che era contro lo Stato. Nel solco di questo insegnamento deve continuare il nostro impegno. Un impegno che non vuole essere solo memoria, testimonianza tangibile del passato, ma speranza concreta di futuro”.
Secondo il segretario confederale della Cgil, “la mafia si sconfigge contrastandola con politiche sociali, economiche, istituzionali, mirate a ridurre povertà e ingiustizia sociale, diseguaglianza e prevaricazione, corruzione ed evasione fiscale ed estendendo la democrazia attraverso la partecipazione dei cittadini e una rappresentanza politica che rifugga da ogni forma di arroganza autoreferenziale. Ma sopratutto – conclude Massafra – si sconfigge, come sosteneva lo stesso Dalla Chiesa, quando nessuno, in questa difficile battaglia, sarà più lasciato solo”.