Tra pochi giorni l’incubo dell’acqua contaminata potrebbe diventare soltanto un brutto ricordo. Stanno per arrivare gli esiti degli ultimi campionamenti dell’Asp, dopo l’intervento di riparazione che ha permesso di risolvere il problema dell’infiltrazione di acqua fognaria nella rete idrica (ne avevamo parlato qui).
Venerdì scorso, durante un incontro con il direttivo dell'Associazione "Ora Basta!", il commissario Caccamo (alla guida di Castelvetrano insieme ai colleghi, dopo lo scioglimento per mafia), ha fornito i risultati delle analisi delle acque relativi ai pozzi e alle vie della città oggetto dell’ordinanza di divieto di utilizzo dell’acqua.
Dai prelievi effettuati il 24 agosto è emerso che i pozzi non presentano inquinamento microbiologico: niente coliformi, escherichia coli o enterococchi. Questo dimostra che l’inquinamento non è partito dai pozzi ma, appunto, da un’infiltrazione nella tubazione idrica dell’impianto.
Buoni anche i risultati sul pozzo “Ingrasciotta 3”, dove la presenza di ammonio è dovuta alla natura del terreno. E qui l’azienda, che si è occupata delle analisi per conto del Comune, consiglia di utilizzarlo insieme ad altri pozzi, in modo da diluire l’acqua.
I prelievi del 24 agosto hanno riguardato anche piazzale Puglisi, dove i campioni non hanno presentato contaminazione da escherichia coli ed enterococchi, ma hanno rilevato la presenza di coliformi, che però dovrebbero sparire dopo una corretta clorazione.
Fra qualche giorno dovrebbero essere pronti anche gli esiti per una sostanza oleosa trovata nella vasca da accumulo. Ed ancor prima quelli relativi al materiale in sospensione del pozzo Agate.
Dall’Asp fanno sapere che la revoca dell’ordinanza di divieto sarà possibile soltanto dopo il buon esito dei prelievi e che questi verranno effettuati anche in zone diverse da quelle “incriminate”, borgate comprese. Mentre i casi di gastroenterite, che formalmente è difficile attribuire con certezza alla contaminazione dell’acqua, sembra siano in netto calo.
Sulla causa della contaminazione, il commissario era già stato molto chiaro: “dentro un pozzetto è stata rinvenuta una saracinesca aperta”. Onestamente, aveva aggiunto di non avere elementi per sostenere la tesi del sabotaggio. Ma nemmeno per escluderla, aggiungiamo noi.
Una tesi ipotizzata anche da un servizio regionale del Tg3, che ha fatto molto discutere e che superficiali interpretazioni hanno trasformato in un’accusa da parte dello stesso commissario. Insomma, come se Caccamo avesse detto che il danno l’avesse fatto la mafia, perché ce l’ha con lui.
Ma le cose non stanno affatto così. Ecco la parte del Tg3 “incriminata”.
La voce fuori campo dice: “In attesa delle analisi, ci si interroga sulle cause: guasto, usura o sabotaggio. Se è vero che la zona è stata interessata da lavori stradali, è altrettanto vero che parte della cittadinanza non ha mai accettato del tutto l’avvento dei commissari dopo lo scioglimento per mafia”.
Dopodiché la camera torna sul commissario Caccamo, che dice: “Purtroppo mi trovo ad operare, unitamente ai miei colleghi, in una realtà molto difficile. E questo è un dato riscontrabile nel tempo”.
Per qualcuno, questo è bastato per affermare che le dichiarazioni rilasciate al Tg3 dovrebbero addirittura “essere censurate dalle autorità preposte”. O che bisognerebbe cercare altrove questa mafia, visto che qui “sembra che ormai hanno cercato abbastanza”.
E mentre la saracinesca lasciata aperta si trasforma in “avaria”, i tecnici, almeno fino ad oggi, non hanno ancora spiegato che cosa abbia prodotto la contaminazione in piazzale Puglisi, che è molto distante dalle strade intorno a via Toti. E’ emerso che nell’acqua che arrivava nel piazzale non c’era solo sabbia. Lo confermano gli uffici dell’Asp, anche se precisano che la contaminazione era molto meno grave che nella zona di via Toti. E lo confermerebbe anche un prelievo privato fatto in una palazzina, da un punto prima dell’ingresso nei recipienti.
Ad ogni modo, anche Paceco, proprio alla fine di agosto, ebbe una decina di vie con l’acqua inquinata. Anche lì, ordinanza di divieto assoluto di utilizzare l’acqua delle condotte idriche per uso potabile. Ironia della sorte, tra le vie interessate alla contaminazione, nella revoca del sindaco Biagio Martorana, c’era pure via Castelvetrano.
Alla fine di luglio invece, erano spuntati dei dati microbiologici “sfavorevoli” pure ad Agrigento. Il sindaco Calogero Firetto aveva imposto il divieto a due popolose vie del centro.
Insomma Castelvetrano non ha l’esclusiva. E’ successo anche altrove. E nello stesso periodo. Forse, alla luce di questo, l’ipotesi del sabotaggio diventa meno probabile. Forse sono cose che possono accadere, un po’ come le strade che franano e i ponti che crollano. Magra consolazione.
Egidio Morici