“Il processo avviato a Trapani deve essere ricongiunto, per connessione, con quello in corso a Marsala”. E’ con questa eccezione sollevata dall’avvocato difensore Giovanni Di Giovanni che è cominciato, davanti al giudice Franco Messina, il secondo processo all’ex sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi con l’accusa di diffamazione in danno del maresciallo dei carabinieri Giovanni Teri, che all’epoca dei fatti era comandante della stazione salemitana.
A Marsala, davanti al giudice monocratico Maria Pia Blanda, il processo a Sgarbi è iniziato lo scorso novembre e alla sbarra vede anche l’ex vice sindaco Antonella Favuzza.
Sull’eccezione sollevata dall’avvocato Di Giovanni, il giudice Messina si pronuncerà il 26 settembre. Intanto, il legale di parte civile Mariella Martinciglio, che si oppone all’unificazione dei due processi, ha chiesto un risarcimento danni di 300 mila euro (a Marsala ha chiesto un milione di euro per Sgarbi e 500 mila euro per la Favuzza). Secondo l’accusa, il noto critico d’arte, quando era sindaco, e la Favuzza avrebbero “in più occasioni” rilasciato dichiarazioni “tendenti a gettare discredito sull'operato” dell'allora comandante della locale stazione dei Carabinieri. Il maresciallo Teri aveva svolto attività di pg nell’ambito dell'indagine che in seguito verrà battezzata “Salus Iniqua” e in altre che poi furono alla base del provvedimento sfociato nello scioglimento del Comune di Salemi per infiltrazioni mafiose. Il sottufficiale, tramite il suo legale, ha preannunciato l’intenzione di costituirsi parte civile contro entrambi gli imputati, ai quali chiederà il risarcimento dei danni. Le “offese alla reputazione” del sottufficiale sarebbero state poste in essere attraverso varie dichiarazioni, comunicati stampa, interviste rilasciate su quotidiani o su emittenti televisive locali. Nove sono le frasi contestate all'ex sindaco Sgarbi, solo una invece alla Favuzza.