Due anni di reclusione e 4 mila euro di multa. E’ questa la pena inflitta dal giudice monocratico Matteo Giacalone a una coppia di avvocati marsalesi, Antonino Arangio, di 69 anni, membro della Commissione tributaria provinciale di Trapani, ed Elvira Romeo, di 60, per ricettazione di reperti archeologici.
Nel loro studio legale, infatti, nell’aprile 2014, nel corso di un controllo effettuato dai carabinieri del nucleo tutela patrimonio artistico sulla base di una segnalazione anonima, furono rinvenute due antiche anfore. Nel corso del processo, la Romeo ha dichiarato che si trattava di anfore avute in donazione dal padre, poi deceduto. Per i due imputati, il pm Cardella aveva chiesto un mese di reclusione per semplice detenzione di reperti di interesse archeologico. La condanna invece è stata di due anni, pena sospesa.
A difendere Arangio e Romeo è stato l’avvocato Gaetano Di Bartolo, che ha dichiarato: “Ci riserviamo di leggere le motivazioni, ma già preannunciamo appello. Anche in considerazione del fatto che l’iniziale contestazione non era ricettazione, come riformulata dal giudice, ma illecito possesso di materiale archeologico. Riteniamo la sentenza ingiusta, in quanto era stata solo l’avvocato Romeo a ricevere le anfore in eredità dal padre”.
Ma i guai giudiziari dell’avvocato Antonino Arangio potrebbero non essere finiti qui. Il 16 dicembre, infatti, davanti al giudice di pace, è fissata l’udienza del processo che vede il legale marsalese imputato per minacce. A querelarlo, nel 2013, nell’ambito di discussioni e contrasti sorti nella liquidazione di una società, è stato un dottore in Agraria (V.Z.), costituitosi parte civile con l’assistenza di Roberta Tranchida.